| CAPITOLO 4: LA TRISTEZZA NEI SUOI OCCHI Trascorsi le due settimane prima dell'inizio del mondiale in grande tensione. Credo fosse ansia da debutto... e pensare che non ero io a dover scendere in pista. Il primo week-end di gara dell'anno arrivò e con esso un lungo viaggio da Malpensa a Melbourne, ma ormai ero abituata a viaggiare in aereo. Non avevo mai viaggiato così tanto come nell'ultimo mese, decisamente la mia vita stava cambiando dimensione. Quando arrivai al paddock la cosa che mi colpì maggiormente fu trovarmi di fronte i volti che fino a qualche anno prima avevo visto soltanto il televisione. Insomma ero già stata ai test, ma si era trattato di un impatto con la F1 più soft. Opulenza e organizzazione quelle furono le mie prime impressioni di quel mondo. Ci furono i primi impegni del fine settimana: una conferenza stampa per un partner commerciale il giovedì con i piloti impegnati a promuovere un nuovo profumo*. Juan Pablo mi fece sorridere, perchè era totalmente disgustato dalla fragranza e non voleva assolutamente metterlo. Kimi invece sembrava gradirlo maggiormente... Però lo trovavo strano quel giorno, assente e per niente motivato dall'inizio della stagione. Finalmente il venerdì si accesero i motori e i piloti iniziarono a martellare tempi velocissimi in pista. Si notava subito che le Mclaren non erano competitive come Ferrari e Renault, ma si difesero bene. Fu il sabato che successe qualcosa che spezzò il clima di relativa serenità che finora aveva regnato nel team. La qualifica si concluse con la pole della Ferrari di Schumacher, Kimi si classificò terzo. Il post-conferenza stampa nel nostro box fu incandescente... Ron Dennis irruppe nel motor-home dove i piloti si stavano sistemando per tornare in albergo e accalappiò letteralmente Raikkonen. Dal canto mio rimasi perplessa dalla scena e anche Montoya ebbe la mia stessa reazione. Juan Pablo poi ritornò in albergo a riposarsi, mentre io rimasì lì a lavorare con il portatile per preparare i comunicati stampa del dopo qualifiche. Non sentivo voci provenire dalla stanza a fianco, ma il tempo scorreva e nessuno dei due era ancora uscito. Dopo una un'oretta arrivò anche Steve Robertson. Iniziai a preoccuparmi... Scrivevo, scrivevo, ma i miei pensieri erano altrove, stavo arrovellandomi su cosa potesse star accadendo. Poi improvvisamente mi tornò alla mente la telefonata di Jerez e iniziai a sospettare che quella famosa conversazione origliata fosse la chiave del mistero. Stavo quasi terminando il mio lavoro, quando il boss -pesantemente irritato- uscì dalla stanza, a ruota lo seguì il manager di Raikkonen. Entrambi lasciarono il motor-home. Dopo pochi minuti fece capolino dalla stanza anche Kimi, il quale nonostante tutto mi sembrava tranquillo. Di fianco a me c'era un distributore di bevande e il Finlandese si avvicinò per prendere una bibita. Mentre aspettava che la sua coca-cola scendesse si mise ad osservarmi, io distolsi lo sguardo imbarazzata. Poi presa la lattina si sedette sulla poltroncina accanto alla mia. Sorseggiava lentamente e silenziosamente, poi ad un tratto prese parola: -Il vecchio fa sfacchinare anche te vedo...- Lo guardai quasi shoccata, poi decisi di rispondergli: -Io amo il mio lavoro, lo faccio più che volentieri.- Mi diede un'occhiata sorniona e poi disse: -Magari potessi fare solo cose che mi piacciono...- Era un tono davvero amareggiato, quasi rassegnato. Ci fu un attimo in cui lo fissai nei suoi profondi occhi azzurri, ma poi il momento si fece davvero imbarazzante e distolsi lo sguardo. Terminò la bevanda e si alzò, mi salutò con un cenno del capo. Quello con cui avevo appena parlato era un Kimi decisamente diverso da quello che si era preso gioco di me finora. Avevo quasi la sensazione che si fosse appena confidato con me e che io non avessi capito nulla. Anche i suoi occhi sembravano volermi trasmettere qualcosa... Assalita da quei pensieri terminai il mio lavoro e ritornai in albergo. Mi feci una veloce doccia, poi spazzolai i miei lunghi capelli biondi e mi preparai per la cena. Indossai un maglioncino bianco e un paio di jeans, poi scesi nella hall. A cena mi sedetti al tavolo con Becca e alcuni ragazzi del team. Fu una serata piacevole, ma di Raikkonen nessuna traccia. Terminata la cena io e la mia nuova amica decidemmo di fare una passeggiata in centro. Iniziammo a parlare di varie cose, soprattutto di come mi trovassi nel team. Le parlai bene di tutti, insomma con Juan Pablo collaboravo con proficuità. Fu parlando dei piloti che il discorso cadde su Kimi. Rebecca mi disse che era molto amato da tutti, anche Dennis teneva molto a lui. L'anno prossimo però sarebbe arrivato Alonso nel team e la situazione era molto incerta. Poi iniziammo a parlare della sua vita privata e la segretaria di Ron mi disse che il Finlandese si era appena separato dalla moglie. Becca iniziò a spettegolare e mi raccontò che Raikkonen e Jenni si erano lasciati, perchè lei aveva una relazione extraconiugale con il suo istruttore di equitazione. A quel punto iniziai a credere che la tristezza che avevo scorto nei suoi occhi derivasse dal fallimento del suo matrimonio. La domenica la gara fu davvero appassionante, vinse Schumacher davanti ad Alonso. Ma il Gran Premio era stato un lungo testa a testa tra Raikkonen -che al via aveva passato proprio lo spagnolo- e il tedesco. Poi però la Mclaren si ruppe! Il leit-motiv di quella stagione iniziava a colpire... * Hugo Boss è uno degli sponsor storici della Mclaren.
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