Mamma mia da qnt nn aggiornavo, spero che l'ispirazione sia tornata e che gradiate. Buona Lettura!!!
CAPITOLO 4: BECOMING A STAR
Uggiosa e grigia tutti mi avevano detto questo prima di partire per Londra, ma io mi stavo innamorando di quella città. Londra non era solo moda, tendenze e vita mondana, mi piaceva perché mi faceva sentire libera. La domenica andavo allo stadio, avevo l’imbarazzo della scelta su quale club vedere: Chelsea, Arsenal, Totthenham. Durante la settimana nel poco tempo non occupato dalle registrazioni del disco, mi piaceva visitare la metropoli in compagnia di Thomas. Il mio produttore era nato e cresciuto lì, non c’era angolo a lui ignoto. Un appartamento nel quartiere di Camden, semplice, ma ben arredato. La casa discografica non mi faceva mancare nulla, addirittura mi avevano fatto dono di una Mini nera. Roma, la scuola non mi mancavano, forse solo Hanna, ecco lei sì.
Con James ci parlavo ancora, diceva sempre di sentirmi molto più felice ultimamente. Gli avevo raccontato qualcosa dei recenti cambiamenti nella mia vita, invece lui restava sempre misterioso, non capivo perché non volesse aprirsi. James aveva fatto così tanto per me, ma sembrava non voler che io facessi altrettanto nei suoi confronti. Mi raccontava che gli bastava sentirmi cantare per dimenticare tutto, quella era la miglior panacea alle sue sofferenze. Cosa mi nascondeva?
A metà agosto terminò la registrazione del disco, dodici pezzi, andavo molto fiera di quel lavoro. Un sound prevalentemente rock, con qualche nota pop come Behind these hazel, il singolo con cui avrei debuttato. Mi aspettava una lunga tournè, avrei preso parte a tutte le date del F1 Rock festival, un evento di contorno ai gran premi. Ero davvero eccitata, ma anche spaventata perché ciò che mi attendeva era ignoto. Quante stelle della musica dopo un inizio folgorante erano cadute nel dimenticatoio, sì perché la fama ti regala ricchezza e soddisfazioni, ma è anche spietata ed effimera.
Fu un'inaspettatamente calda sera di settembre che feci il mio debutto sul palco del Gran Premio d'Inghilterra: stringevo con forza il microfono, la voce inizialmente tremante si sciolse e finalmente si distese sulle note del mia prima hit. Era incredibile avere gli occhi di tutta quella gente puntati su di me, il punto di riferimento di una folla pazzesca. Quando la musica cessò, tirai un sospiro pronta al giudizio, alla gogna o alla gloria. E applausi furono. L'emozione più grande della mia vita, una carica immensa a proseguire nel mio mini-concerto. Altri dieci pezzi (tutte cover dato che l'album era ancora top-secret) e un'esibizione in crescendo, il pubblico apprezzava e cantava insieme a me. Non mi era mai piaciuto essere al centro dell'attenzione, ma in quel momento realizzai che con una chitarra e un microfono in mano avrei potuto spaccare il mondo.
Quando finii trovai Thomas nel retropalco con bicchiere d'acqua in mano, era sempre così premuroso con me. Poi mi fece cenno di seguirlo e mi condusse nella zona vip.
“Ally questi sono i specialissimi ospiti della serata, i piloti della Red Bull Racing. Lui è Sebastian, mentre quello a destra è Kimi” disse Tommy. Strinsi ad entrambi la mano, imbarazzatissima perché in loro riconobbi i ragazzi che avevo visto a Roma. Vettel non risparmiò complimenti per la mia prova canora, mentre l'altro biondino mi parve più distaccato, quasi preoccupato per la mia presenza. Passai una buona mezzora a conversare con Sebastian, era veramente un ragazzo aperto e solare. Il suo amico invece sorseggiava un mojito con lo sguardo fisso e malinconico verso il palco, dove stava esibendosi Bon Jovi. Sembrava quasi volesse evitare di incontrare il mio sguardo, ma era qualcosa di impossibile dato che non ci conoscevamo minimamente. A volte la mia fantasia galoppava troppo. Stavo per andarmene quando vidi una donna castana, formosa e alta, sedersi vicino al finlandese e passargli un bigliettino. Per un secondo Kimi spalancò gli occhi, ma fu solo un attimo, poi si alzò improvvisamente e lasciò la platea. Sebastian rise vedendomi perplessa e disse: “Ah è in modalità mistero...”. Sorrisi e me andai.
Ero davvero esausta, ma felice quando lasciai il concerto. La serata era stata un successone, anche i ragazzi della band erano tutti entusiasti. Sì perché ad accompagnarmi avevo una vera e propria band! Richie alla batteria, Paul al basso, Georgia alle tastiere, poi c'ero io, voce e chitarrista. Erano tutti giovani simpatici, come si deve. Decidemmo di andare a festeggiare in un pub di Londra, più che altro fui letteralmente trascinata dai miei nuovi compagni di avventura. Con noi c'era anche Thomas, da bravo produttore non mi mollava un secondo. Qualche bicchierino di troppo e un'insensata voglia di tornare in albergo, uscii per una boccata d'aria. Un colpo in testa e poi il buio.