CAPITOLO 8: APPARENZE
A volte pensiamo che l’amore non arriverà tanto presto, soprattutto che quanto proviamo in gioventù possa essere una semplice cotta. Poi arrivano due occhi glaciali, un incarnato candido e un chioma dorata e la tua esistenza si stravolge, non è più la stessa. A volte una persona può essere un ciclone più travolgente di un trasferimento, può sconvolgerti con un’intensità pari a nessun’altra. Chissà se il vero amore è sempre la persona giusta, capace di donarti lo stesso affetto che tu desidereresti trasmettergli. Non sempre chi ci fa innamorare è il principe azzurro, perfetto, senza macchia e immacolato. Non tutti possono essere personaggi immaginari come Edward Cullen, ma infatti uno così può esistere solo fra le pagine di un libro o tra i fotogrammi di un film. Un Gary Stue fatto e finito. Era un dato di fatto che mi stessi innamorando di qualcuno che dell’eroe aveva solo gli apparenti connotati fisici: bello da impazzire, ma probabilmente altrettanto stronzo. Sì perché dopo quella domenica non potevo pensare altro di Kimi, il suo gesto verso Sebastian era stato inqualificabile. Tutti lo giustificavano come un normale episodio di rivalità, ma stavo soffrendo perché ero perdutamente ammaliata da lui. Non riuscivo a capire come avesse potuto comportarsi in quel modo, come le apparenze mi avessero ingannato sino ad allora sul suo conto.
Era un grigio sabato pomeriggio londinese di fine settembre e stavo recandomi a incidere il mio nuovo pezzo, quando lo vidi di sfuggita dall’altra parte della strada. Anziché prendere la metro (eh sì anche una neodiva la prende), osservai i suoi movimenti. Pochi istanti e venne raggiunto da una bellissima ragazza bionda, non molto alta, ma dai lineamenti incredibilmente raffinati e dolci. Sembrava una di quelle principesse uscite dalle fiabe. Mi parve quasi stesse piangendo, poi lo abbracciò ed entrarono nell’hotel davanti al quale Kimi stava attendendo la ragazza. Avrei voluto seguirli all’interno dell’edificio, ma avevo già rischiato molto stando lì a guardarli come un’orrida spiona. Davvero non sapevo chi potesse essere quella giovane, anche perché dal poco che mi aveva raccontato la mia amica super esperta di F1 Hanna, Raikkonen era sposato da qualche anno con un’algida modella finlandese. Mi affrettai verso lo studio di registrazione, ero già in ritardo di una ventina di minuti e sicuramente Thomas mi avrebbe fatto una bella ramanzina.
Dopo le prove il mio produttore mi offrì un passaggio sino al mio appartamento. Stavo per scendere dalla sua auto, quando Tommy mi bloccò per un braccio.
“Ally ti vedo così triste in questi giorni. Se hai bisogno di parlare sai che io sono pronto ad ascoltarti, se vuoi vedere la tua amica Hanna la faccio venire qui anche domani mattina, ma ti prego parlarmi. Non posso vedere i tuoi occhi nocciola con quell’ombra perenne”
Era sempre terribilmente dolce con me, si preoccupava come un vero amico o almeno era ciò che avevo pensato fino a quel momento. Mi toccò una guancia e proseguì: “Io farei qualunque cosa per farti tornare il sorriso, credo di provare qualcosa per te Alice”. Sbarrai gli occhi e prima che potesse anche solo pensare di baciarmi, già stavo correndo via dalla sua macchina. Mi misi a camminare tra le vie illuminate di Londra, finché non tornai di nuovo davanti a quell’albergo, conscia di voler affrontare la spina conficcata nella mia pelle. Thomas provava qualcosa per me, ma non potevo dire la stessa cosa, il mio cuore sembrava essere irrimediabilmente preso da qualcun altro, probabilmente una persona che nemmeno mi considerava. Prima di lasciare perdere Kimi, però volevo rendermi conto di come fosse veramente e di cosa nascondesse con così tanta disperazione. E fu allora che rividi quella donna, rividi lui, ma stavolta ai miei occhi apparve anche una bellissima bambina dai codini biondi.
Note:
Gary Stue: Mary Sue, a volte abbreviato in Sue, è un termine peggiorativo adoperato per descrivere un personaggio immaginario, in genere femminile (per i personaggi maschili solitamente si adopera Gary Stu o Marty Stu), che si attiene alla maggior parte dei cliché letterari più comuni, ritratto con una idealizzazione eccessiva, privo di difetti considerevoli e soprattutto che ha la funzione di realizzare e autocompiacere i desideri dell'autore. Mentre l'etichetta "Mary Sue" in sé proviene da un parodia di questo tipo di personaggio, la maggior parte di quelli identificati come "Mary Sue" dai lettori non sono riconosciuti dai loro autori in quanto tali.
(Cit. Wikipedia)