Kimi Räikkönen

— I'm Not Here But I'm Not Far.

« Older   Newer »
  Share  
michelleraikkonen
view post Posted on 15/3/2013, 19:37 by: michelleraikkonen     +1   -1




Sono contenta vi piaccia, ecco a voi il continuo! :P

I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 3.




La luce del sole entrava dalla tenda color panna sulla grandissima finestra davanti al letto. Ho sempre amato questo tipo di finestre, non mi facevano sentire chiusa in una casa ma quasi all'aperto; mi davano un senso di libertà. Mi stiracchiai come sempre attenta a noi dare un colpo a Kimi. Sentivo che un buon giorno stava iniziando.

Mi girai dall'altra parte del letto, verso di lui, ma l'unica cosa che trovai fu un bigliettino scritto a mano, la grafia non era una delle più precise ed ordinate, devo ammetterlo, ed un vassoio con caffè, spremuta d'arancia, uova strapazzate, croissant e altra roba. "Ti ho preparato la colazione, spero ti piaccia. Scusa ma sono dovuto andare.. Kimi xx"..

Mi era passata la fame. Un crampo forte e deciso mi chiuse lo stomaco. Odio queste cose, odio gli assentismi dopo tante belle parole, le fanno sembrare così di circostanza, così poco vere. Mi sono anche sentita usata, ma non troppo. Ecco perchè non mi apro mai agli altri, perchè non riesco a far finta che cose da una notte e via non siano nulla. Sono sempre qualcosa! E magari adesso ci sarei stata ancora peggio.

Lasciai tutto li, non toccai nulla. Rifeci il letto, riluttante, ma mi soffermai dalla sua parte. Quel cuscino, quelle lenzuola. C'era lui, fino a non troppo tempo prima. Il suo odore era ancora forte, non doveva essersene andato da tanto. Ma non importa. Fatto sta che se ne era andato comunque.

Mi vestii con calma quasi a volerlo aspettare per urlargli contro come magari nemmeno sua mamma aveva mai fatto. Dopo una mezz'ora buona chiamai Marco. "Puoi venirmi a prendere? Sono in uno chalet a 30 minuti dal paese, da qua si vede bene il bar dove eravamo."

"Parli dello chalet sulla collina dietro al lago? Io da qua ne vedo uno" mi rispose cercando di capire dove ero.

"Sisi. Quello! Ti prego sbrigati.."

"È successo qualcosa vero?! Lo sapevo! Tranquilla arrivo subito." e riattaccò.

...

Aspettai seduta per terra fuori sulla strada, giocando con qualche sasso. Mi sentivo una bimba indifesa; aveva abbattuto le mie barriere, mi aveva fatto affezionare, usata e poi buttata via. Il freddo non mi dava fastidio, anche se indossavo ancora il vestito della sera prima e un cappotto, perchè ero fredda anche io, dentro. Mi stringevo le gambe al petto mentre pregavo che Marco arrivasse prima che i miei pensieri mi mangiassero viva.

Perché se n'era andato così in fretta? Erano solo le 9.20 quando mi sono svegliata. Non poteva svegliarmi per dirmi che doveva andare via? Forse era solo una scusa.Cosa avrò sbagliato?! Lui voleva fare sesso, io no, e allora non vuole più vedermi. Poteva almeno avere le palle di dirmelo in faccia.

Marco arrivò, preoccupato; stava guidando come un matto. Inchiodò appena mi vide seduta sul marciapiede.
Scese a corsa e mi porse una mano per aiutarci ad alzarmi e a salire in macchina. Finalmente tornavo al cado. Mi fissai le gambe per un po', erano rosse dal freddo, che anche se non sentivo c'era. Il mio sguardo tornò poi a quella casa.. Una lacrima scese dai miei occhi, rigandomi una guancia.

"Ehi ehi, che è successo? Ti prego non piangere! E come ci sei arrivata qua? È stato quello del bar vero? Quel pilota! Bastardo, se lo prendo gliela faccio pagare cara!". Non lo avevo mai visto così furioso. I suoi occhi non erano più verdi, erano marroni, e potevo vedere dalla sua mascella che era a denti stretti.

"Shh, portami a casa, poi ti dico tutto.." singhiozzai con il nodo alla gola.

Non dissi una parola per tutto il viaggio, anche quando arrivammo in albergo dai ragazzi non dissi nulla. Andai semplicemente a farmi una doccia calda, mi pettinai e feci finta che quello dell'altra sera fosse solo un bel sogno, e che come tale doveva finire. Volevo apparire il più tranquilla possibile, d'altronde ci rimanevano solo altri 5 giorni di vacanza.

5 GIORNI DI VACANZA. Poi non lo avrei più visto.

Mi sentii morire dentro. Ma sapevo, che in fondo, andava bene così.

Respirai profondamente una, due, tre volte. Piansi, di nuovo. È colpa mia, sono troppo stupida!

Uscii dal bagno facendo finta che non fosse successo nulla, ma non ci riuscivo. Il mio sorriso era falsissimo e lasciava trasparire un velo di malinconia. Marco non accennò a nulla di quanto era successo prima, e così feci io.

"Cosa facciamo oggi? Ho voglia di fare qualcosa." disse Lorenzo.

"Io non tanto. Ho un po' di mal di testa.. Vi dispiace se rimango qua a dormire?" dissi fingendo di non sentirmi bene.

"Si, non preoccuparti, se non ti senti bene stai qua." mi disse preoccupata Sophie. Mi dispiaceva mentirle ma spiegarle tutto sarebbe stato troppo lungo e doloroso adesso.

Sarebbero andati a Helsinki e non sarebbero tornati prima delle 6 del mattino visto che volevano fermarsi in discoteca, di nuovo. Un po' mi dispiaceva, volevo davvero visitarla, ma non ce la facevo proprio..Li salutai e tornai a letto.

...

La fame mi svegliò. Il mio stomaco mi stava implorando di dargli del cibo visto che erano le 7 e aver fatto colazione e pranzo non ce n'era nemmeno l'ombra. Cosa potevo fare?

Mi lavai velocemente, tirai su i capelli e mi vestii. Alle 7.30 ero già fuori dall'hotel. Dove potevo andare? Mi guardai attorno. Lo chalet dove mi aveva portato Kimi la sera prima era illuminato, chissà quale ragazza c'era ora, chissà se le stava raccontando le stesse cavolate che aveva raccontato a me. Questa storia mi stava divorando l'anima. Più ci pensavo più mi innervosivo e più camminavo. Ma dove stato andando? Dove ero finta?!

"Merda" pensai. Ero arrivata in un posto dove non ero mai stata. Non avevo la minima idea di dove ero e non era il massimo visto che non sapevo la lingua, non conoscevo nessuno e soprattutto ero da sola a quell'ora.
Mi guardai intorno, c'erano dei gruppi ragazzi e basta. Mi sentii come un topo in trappola. Avevo paura, tanta paura. Era uno di quei classici momenti in cui mi sarei lasciata cadere a terra in lacrime.

"Merda" dissi di nuovo tra i denti.

Mi feci coraggio, mi avvicinai ad un gruppo e chiesi se potevano aiutarmi. Uno di loro mi rispose che non parlavano in Inglese, ed era vero visto il pessimo modo in cui aveva formulato una semplicissima frase. Si guardarono tra di loro e si sorrisero, come fanno un gruppo di iene quando hanno trovato la loro preda. Ringraziai e mi allontanai il più in fretta possibile, senza voltarmi.

Chiesi la stessa cosa a due ragazzi più in la. Erano più grandi di quelli di prima, e sicuramente più maturi e fidati. Stavano bevendo una birra.

"Potete aiutarmi?" chiesi al più grande. Era un ragazzo sulla 30ina, biondo e con una faccia familiare. "Certo!" e fece un cenno al suo amico che prese subito il telefono e iniziò a parlare.

"Ma dovresti stare più attenta. Non è la zona adatta a una ragazza da sola a quest'ora. Quei ragazzi laggiù, non sono molto seri, erano con noi in quel bar prima, dei veri attacca brighe." aggiunse sorridendomi dolcemente.
L'altro ragazzo, nel frattempo, aveva finito la sua chiamata e disse qualcosa in finlandese al suo amico.

"Lo so, mi sono persa infatti. Cercavo un ristorante o un posto basta sia per mangiare qualcosa ma mi sono ritrovata qua. Voglio solo tornare in albergo." dissi impaurita.. Lo avevo già rivisto ma non riuscivo a capire dove.

"Quale sarebbe? Comunque il mio nome è Kaj." e mi porse la mano.

"Io sono Beatriz. L'albergo è quello vicino al parco, all'angolo con il fioraio. Il nome è impossibile da dire." Si misero a ridere, ma si bloccarono quando una macchina inchiodò dietro di me.

Mi girai di scatto. Avevo già rivisto quell'auto, un'Audi Q7 nero.. L'avevo visto la sera prima, c'ero salita la sera prima, era la macchina di..

"CAZZO!" esclamai vedendolo uscire dalla macchina. Mi girai e quei due se ne stavano già andando. Kimi mi stava venendo in contro con un giacchetto in mano, il terrore disegnato nei suoi occhi.

"Hei tutto bene? Mettiti questo, avrai freddo. Cos'è successo? Sali in macchina!" Per la prima volta stava parlando senza sosta, senza prendere fiato. Per la prima volta era lui che non riusciva a stare zitto.

Più si avvicinava più io indietreggiavo.

"Che succede?" mi chiese accigliato.

"Dimmelo tu." fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca.

"Ho visto che non hai fatto colazione stamani, forse non ti piaceva nulla. Non sono un cattivo cuoco, credimi. Domattina se mi dici cosa ti piace te lo preparo.." disse quasi a volersi giustificare.

"Per poi lasciarla sul letto insieme ad un biglietto?!" dissi ridendo a isterica.

Kimi guardava in basso, non mi guardava più in faccia. Mi pentii subito di avergli risposto così, di aver visto il male nel suo gesto. Ma che si posso fare, a pensar male non si sbaglia mai.

"Mi hanno chiamato e sono dovuto andare via, mi dispiace. Lo sai che sarei rimasto li con te. Credimi." e gli credevo.

Feci due passi verso Kimi, e lui fece quelli che mancavano. Mise la sua giacca sulle mie spalle e mi abbracciò cercando di scaldarmi.

"Mi dispiace." sussurrai affondando la mia testa sul suo petto. "E' tutto apposto, vieni.." e mi diresse alla macchina.

...

"Ti porto da me? O sei troppo arrabbiata per dimenticare tutto e per riprovarci?". Non tolse gli occhi dalla strada.

"Non lo so, cioè, puoi portarmi in albergo? I miei amici non sanno che sono uscita." balbettai. Suonava quasi come una scusa, ma non lo era.

"Certo, nessun problema." ma strinse il volante forte, troppo forte, per far credere davvero che non ci fosse alcun problema.

...

"Grazie mille." dissi scendendo.

"Posso almeno avere il tuo numero?" Non mi sembrava più lui. Era freddo e distaccato, quasi come me la mattina. Stasera avevo fatto una cazzata.

"Ovviamente." e gli lasciai il mio numero.

"Grazie, ehm, fai per bene. Ciao."

Rimasi come un'idiota sul bordo della strada a fissarlo mentre se ne andava. Quando vidi l'auto sparire dietro la curva decisi di salire. Raggiunta la camera mi misi davanti alla finestra fissando lo chalet, la in alto sulla collina.

Potevo vedere i fari della sua auto arrivare e poi spegnersi. Kimi era a casa, e il solo pensiero mi tranquillizzava.
Rimasi davanti a quella finestra, leggendo un libro e guardando casa sua. La luce in camera sua era accesa.

...

Vibrò il telefono sul comodino. Mi ero addormentata sulla poltrona mentre leggevo. Feci per alzarmi e la mia schiena schioccò. Finalmente capivo i mal di schiena di mia mamma quando la costringevo a dormire in camera mia perchè avevo paura che un mostro potesse uscire dal mio armadio.

Mi erano arrivati quattro messaggi da un numero che non avevo in rubrica.

Il primo mi fece sentire le farfalle nello stomaco. "Mi manchi. Kimi xx". Mi era arrivato alle 11 e mezzo, poco dopo che ero salita in camera.

Il secondo mi lasciò di stucco. "Io ho bisogno di te. Kimi xx" all'1 e 22.

"Sei la cosa più importante per me adesso. Kimi xx" alle 2 e 07.

L'ultimo mi spezzò il cuore. "Ti prego rispondimi. Ho bisogno di sapere che è tutto apposto, che nulla è cambiato, che vuoi stare ancora con me. Non ce la faccio più, ti prego. Kimi xx" 3 minuti fa, alle 2 e 57.

"Tutto bene? Bea xx." risposi il più in fretta che potevo.

"Ora che hai risposto si, ma mi sento di merda." mi sentii morire dentro. Poteva essere colpa mia? Mentre scrivevo il messaggio mi precipitai alla finestra: le luci erano ancora accese.

Cosa potevo fare per aiutarlo? Cancellai il messaggio e decisi di chiamarlo.

Mi rispose una voce ubriaca. "Beatriz.."

"Sentimi bene." non gli feci finire la frase. "Smetti di bere. Manchi anche a me e anche io ho bisogno di te, più di quanto tu possa avere o immaginare. Per favore, non posso sentirti così. Smettila di bere e non fare cazzate!" la mia voce era rotta dal pianto.

"Sono uno stronzo. Ti ho fatta piangere!!". Stava urlando.

"Non sto piangendo. Sto bene Kimi! E' che mi manchi." ci fu silenzio per un po'.

"Vieni, ti scongiuro." La sua voce sembrava quello di un bambino che prega la mamma per avere un gioco. Era una supplica la sua, ma non potevo andare.

"Non posso adesso, lo sai.. Ma domani possiamo cenare insieme se vuoi."

"Passo a prenderti alle 7."

"Perfetto, adesso vai a dormire.." dissi il più dolcemente possibile.

"Okay. Sei speciale sai.. e io sono fortunato. Grazie."

"Io sono la più fortunata qua" pensai.

"Ci vediamo domani, dormi bene.."

"Anche tu amore mio." e riattaccò. Continuai a fissare casa sua in lacrime. Le luci non si spegnevano ed erano già le 4 del mattino.

-------------------------

Parole: 2090

Edited by michelleraikkonen - 17/3/2013, 11:35
 
Top
25 replies since 12/3/2013, 19:07   937 views
  Share