Maggio è micidiale. I prof invece di allentare un po' la presa fanno il doppio della pressione!
In ritardo ecco il capitolo nuovo! Pensavo venisse qualcosa di meglio, non sono proprio soddisfatta.
Qualche consiglio o opinione per migliorare? Secondo voi come finirà?
I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.
Capitolo 7. "Time.."
Le valigie alla porta, i documenti e il passaporto sul mobile della cucina di marmo bianco, le mie rose in un vaso sulla finestra che guarda il lago, tutto mi ricordava che stavo per partire.
Eppure avrei potuto evitare, o per lo meno ritardare. Se partire mi faceva cosi male, se partire era così difficile, sarei potuta rimanere un altro po' con Kimi. Mi aveva offerto di farmi rimanere a casa sua, di pagarmi le tasse universitarie per non ripartire, ma in cuor mio so le cose sarebbero solo peggiorate.
Mia mamma questa situazione l'avrebbe chiamata "la prova del 9", o la va o la spacca, ma non so se è proprio una prova o più una certezza, quella di non rivederlo. Dentro me risuona questo pensiero.
"Andiamo che facciamo tardi." Kimi interrompe i miei pensieri ricordandomi che devo davvero partire. Poggia una mano intorno alla mia vita e mi dirige alla porta; il mio cervello non manda impulsi ai piedi, si muovo solo sotto la spinta di Kimi, se fosse stato per loro non si sarebbero mai mossi di li. Mi lascia uscire e prendere le mie valigie e i documenti. E' stupefacente e allo stesso tempo strano come entrambi stiamo pretendendo che tutto sia normale e che tutto andrà bene, ma è palesemente chiaro che sappiamo già come
andrà a finire.
Guardo il paesaggio finlandese sparire via dai finestrini scuri della macchina di Kimi; il lago, quel bar, il piccolo paese dove avevamo deciso di passare delle tranquille vacanze per staccare dagli studi, tutto sparisce dietro di noi, come in un film. Kimi guida piano rispetto alla norma, avrà fatto 70 a voler esagerare.
Qualcosa dentro di me mi diceva che non lo faceva per quello che gli avevo raccontato il giorno prima, ma perché non voleva che tutto finisse, ma non so se era solo una scusa che la mia mente mi stava raccontando per autodifendersi dal casino che sarebbe sicuramente avvenuto al mio rientro in Italia. Avrei voluto chiederglielo, perché guidasse così piano, perché le sue mani stringevano
cosi forte il volante tanto da far diventare le nocche bianche, e perché tra tutte le ragazze al mondo aveva scelto di far soffrire me.
...
Chiamo Sophia mentre Kimi toglie le mie valigie dalla macchina, loro sono già dentro che aspettano di fare il check-in.
"Merda."
"Che succede?" Chiedo preoccupata.
"Giornalisti e fotografi. Sbrighiamoci."
Ragazzine in crisi ormonale gridano il suo nome e gli scattano foto; adesso capisco perché odia cosi tanto i media.
Troviamo i miei amici nella grande sala d'attesa dell'aeroporto di Helsinki-Vantaa.
Sophia mi salta addosso non appena mi vede, abbracciandomi il più stretta che poteva. Kimi va a salutare i ragazzi e rimane a parlare con loro finché non ci chiamano al check-in. Sento le gambe e le braccia diventare pesanti, muovermi è un impresa. Kimi rimane con me fino all'ultimo momento, quando devo andare al gate per imbarcarmi e lui non può più venire. Lo guardo fisso negli occhi pregandolo di dire qualcosa, di assicurarmi che non finiva qui. I miei occhi lo implorano di prendermi con la forza e portarmi via da questo aeroporto.
"Mi chiami appena arrivi?"
"Certo.."
"Fai per bene e fai buon viaggio rakas."
"Cosa vuol dire?"
"Tesoro, piccola, credo. È comunque un qualcosa di affettuoso." e mi bacia.
"A presto rakas."
"È una promessa?"
"Si." e mi bacia di nuovo prima di lasciarmi andare e sparire tra tutte le persone.
…
Le 3 ore di volo sembrano non passare mai. Sophia accanto a me dorme e i ragazzi si alternano tra giocare con i videogames e provarci con le hostess nordiche.
Provo a dormire, leggere, disegnare, provo perfino a intrapendere un discorso con un'anziana signora finlandese che si sta recando a Pisa con il marito per festeggiare i 30 anni di matrimonio, ma nulla. Il mio stomaco minaccia di riportare in vita la colazione e probabilmente la cena, ma sarebbe l'ultima cosa di cui avrei bisogno oggi.
L'aria condizionata mi sta facendo venire un mal di testa assurdo. Cerco nella borsa un OKI o un qualsiasi altra cosa che possa alleviare la mia pena. Le mie mani trovano solo una maglia di Kimi. Il cuore mi balza in gola, per un momento ho l'impressione che l'aereo stia precipitando ma io mi sento così pesa che rimango lì, sospesa in aria.
La guardo senza tirarla fuori, non voglio che nessuno la veda, è solo mia. E' nera con dettagli color oro, sicuramente è una maglia della Lotus. Porto la borsa sulle gambe e ci affondo la testa.. il suo profumo. L'annuso cauta, quasi per paura di toglierle tutto l'odore adesso e non averne per i prossimi giorni.
Arriviamo al piccolo aereoporto di Pisa alle 14.36. Dal finestrino riconosco la Torre che fa capolino da dietro l'edificio, le mie colline, le mie campagna, il mio sole caldo. E' inutile negarlo, Kimi mi mancava, ma rivedere la mia terra era sempre un colpo al cuore. Appartenevo a quella terra, e non potevo, non volevo staccarmene.
I nostri genitori ci aspettano all'ingresso dell'aeroporto e ci corrono incontro appena ci vedono. La mamma di Sophia e di Marco scoppiano in lacrime come al solito e abbracciano tutti. Papà mi viene in contro con il suo solito fare 'glaciale' ma gli si poteva leggere in faccia che era contento di rivedermi.
“Mi sei mancata piccola mia.”
..piccola mia..*
“Anche tu pà!” e lo abbraccio stretto. Mi è rimasto solo lui, il mio uomo. Mamma morì quando avevo 14 anni per un tumore, e da allora siamo sempre stati noi due. Niente segreti, questa era la nostra unica regola, e mi dispiaceva tradirla, ma non avevo intenzione di dirgli ancora di Kimi. Lo avevo fatto giurare anche agli altri.
La guida di papà era molto diversa da quella di Kimi. La radio che passa musica country, John Denver, papà che fischietta, il vento, il sole, la strada deserta.. questa era la mia vita. Prendo il telefono e cerco il numero di Kimi.
“
Atterrata sana e salva. Bea x”
A casa trovo tutto come avevo lasciato, eccezione per un mega orso di peluche e degli cioccolatini sul letto. Tipico di papà. Sfaccio le valigie facendo attenzione a nascondere bene la maglia di Kimi sotto il cuscino; l'annuso di nuovo prima di tirare su le coperte.
Crollo sul divano con papà, guardiamo un film come facciamo ogni domenica pomeriggio quando non abbiamo impegni. Il telefono
vibra.
“
Speravo l'aereo tornasse indietro per sbaglio. Mi manchi. Kimi x” Volevo tornare da lui, anche a costo di dover fare l'autostop ogni 5 km!
“
Io speravo tu mi costringessi con la forza a rimanere, non volevo partire. Bra x”
“
Non voglio forzarti a fare nulla. Tu qua sei sempre la benvenuta, lo sai. Non costringermi a fare irruzione a casa tua.”
“
Potresti invece, anche tu sei sempre il benvenuto.”
“
Tengo l'invito per settimana prossima, GP domenica.”
“
Ti prego, guida piano e per bene!! Non importa se arrivi ultimo!”
“
Haha, okay rakas, tu stai tranquilla.” Capivo adesso cosa si prova ad avere una persona che si ama che mette la propria vita a rischio almeno una volta al mese. E' straziante.
“
Io vado a dormire, ci sentiamo domani. Bea”
“
Va bene, buonanotte piccola. Kimi xx"
Alzo gli occhi e papà mi sta guardando con un sorriso sornione.
“Che c'è?!” chiedo perplessa.
“Nulla, nulla amore!”
“Allora io vado a dormire un po'. Buonanotte pà.”
“Buonanotte Bea!” e mi abbraccia.
Mi metto la maglia di Kimi e in infilo sotto le coperte. Avere la sua maglia non è comunque come avere lui ma devo accontentarmi.
E' solo questione di tempo.-------------------------
Parole: 1223
*riferimento a quando Kimi in auto qualche giorno prima la chiamò
piccola mia.
Edited by michelleraikkonen - 7/5/2013, 21:12