Kimi Räikkönen

— I'm Not Here But I'm Not Far.

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michelleraikkonen
icon1  view post Posted on 12/3/2013, 19:07     +1   +1   -1




Fatemi sapere se vi piace, o se cambiereste qualcosa. E' tutto da fare tanto visto che ho solo 5 capitoli pronti.
Scusatemi vari errori grammatici e/o lessicali o imperfezioni varie!
Se non vi piace ditemelo che almeno vi evito non so quanti capitoli! :)

I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 1.



Eravamo arrivati da 3 ore e già mi mancava il sole caldo della mia città. Per essere a fine Maggio faceva comunque freddo in Finlandia. Il paesaggio però valeva tutto il freddo che c'era. Avevamo scelto un sentiero semplice, poco fuori da Espoo, che attraversava i boschi e proseguiva lungo il lago. Potevo sentire ogni soffio del vento entrarmi dentro come un coltello, nonostante avessi 2 maglioni di lana e il giacchetto. Sono sempre stata un tipo propenso al caldo, dalle persone alle cioccolate, dai maglioni alle case. Se erano caldi per me erano perfetti. I finlandesi invece sono il mio contrario, adorano il freddo ma fondamentalmente sono persone "calde", forse per via di tutto l'alcohol che ingoiano ad ogni ora del giorno.. Non vorrei mai essere il loro fegato.

C'era un bar carinissimo alla nostra destra, giusto di fronte al lago. Era la classica costruzione finlandese, tutta in legno con grosse vetrate per far entrare il più possibile la luce del Sole. Decidemmo di entrare per prendere qualcosa che ci potesse scaldare un po', o meglio, i ragazzi dissero che entravamo per permettere a noi ragazze di non congelare anche se, pure loro, non erano messi molto bene!

Da ragazza molto timido e introversa che sono, non do confidenza facilmente e mi sento a disagio quando sono osservata. Infatti appena varcai la soglia del bar sentii come un pugno nel stomaco, il cuore iniziò a battere più forte e le mie gambe si fecero rigide. Immaginatevi 5 ragazzi tipicamente italiani, abbronzati e vestiti come se dovessero fare una spedizione in Siberia, entrare in un bar pieno di ragazzi e uomini finlandesi, biondi e di carnagione chiara, di cui il più "coperto" aveva una maglia a maniche lunghe di cotone.

"Terra, apriti e inghiottimi!" pensavo freneticamente sperano che una voragine si aprisse sotto i miei piedi facendomi sbucare in Sud Africa!

Lorenzo, il più festaiolo, guardò l'orologio e con un sorriso soddisfatto disse "Sono le 6.53, perchè non ci riscaldiamo come fanno i finlandesi?!"
"Che Vodka sia!!" rispose Marco felicissimo.

Marco era un mio vecchio amico di infanzia, ci perdemmo di vista quando per motivi familiari in seconda media si trasferì a Firenze dai nonni paterni, ma tornò dopo quasi due anni. E' un tipo calmo, che quando c'è da divertirsi però non si tira indietro. Per me è un fratello maggiore, sempre pronto a difendermi e a proteggermi. Sophia è convinta che abbia una cotta per me.

Sophia è la mia migliore amica, la conosco da quando siamo nate, nel vero senso della parola. E' 14 ore e 37 minuti più grande di me, le nostre mamme erano compagne di camera in ospedale e migliori amiche nella vita di tutti i giorni. Insieme ebbero l'idea di darci nomi "non convenzionali"; a lei tocco Sophia, nome secondo me bellissimo, io invece sono stata un po' meno fortunella, Beatriz. Non ci siamo mai separate in tutta la nostra vita, siamo legatissime.

Gli altri due sciagurati con noi sono Lorenzo, il festaiolo, e Niccolò, il tonto. Siamo una bella comitiva, c'è da dire. Uno messo peggio dell'altro. Siamo finiti in Finlandia, al freddo e al gelo, solo perchè Lorenzo DEVE trovare una finlandese, e noi ci siamo lasciati fregare!

Ci sedemmo al bancone, su delle sedie altr molto vecchio stile. Mi piaceva come posto, era tranquillo. Ordinammo cinque shots di Martini Vodka al Gianduia*. Non sono mai stata una grande amante degli alcolici, ma non potevo ordinare una cioccolata calda in un bar pieno di gente che beve alcohol. Mi avevano già osservato troppo per i miei gusti.

Portai il bicchiere alla bocca e l'annusai: l'odore dell'alcohol era fortissimo, troppo. Era come uno schiaffo in pieno viso. Ma non potevo starci a pensare troppo e di tirarmi indietro non se ne parlava proprio. "Come se fosse una medicina Bea, non pensarci." Poggiai le labbra sul bicchiere e sorseggiai. Sentii la bocca diventare sempre più calda, e a seguire gola e stomaco fino ad arrivare a tutto il corpo. Credevo di avere la febbre: avevo un caldo atroce! Cercai di sembrare il più disinvolta possibile ma a quando pare sembravo non riuscirci.

"Mi sembra di capire che non ti piaccia tanto l'alcohol.." disse una volce roca e monotona accanto a me.

Mi girai di scatto e un po' imbarazzata. Non mi ero accorta della sua presenza, ero troppo presa dal contorcermi per il bruciore. Era un ragazzo biondo, con degli occhi che sembravano fatti di giacchio. Fissava nel vuoto davanti a lui mentre sorseggiava la sua Heineken. Accennò giusto un sorriso quando si accorse che lo stavo fissando con aria persa e con gli occhi sgranati.

Sentii un'altra volta caldo dentro, ma ero abbastanza sicura che a questo giro non fosse colpa della Vodka, o almeno non del tutto.

Respirai profondamente cercando di riossigenarmi. "Avrei preferito una cioccolata calda ma sai.." e sorrisi imbarazzata ma solo dopo averlo detto mi resi conto di quanto stupida suonavo. Dopo averlo fissato mezz'ora provavo a farlo ridere con una "battutina". BEATRIZ RIPRENDITI !

"Che cosa fai stasera?" Disse diretto fissando sempre davanti a sè quasi volesse evitare un contatto visivo.

"Stasera.. Si.. D-dovrei.. Cioè.. Oddio." Che imbarazzo! Il mio cuore stava battendo più forte del solito, avevo paura potesse uscirmi dal petto da un momento all'altro. Ma peggio ancora stavo balbettando!

Lui rise. Cercai di calmarmi e respirai profondamente. "Andremo in una discoteca qua vicina, non so il nome".

Pensò un attimo e poi mi disse un nome in finlandese, impronunciabile per me.

"Quando parla finlandese è ancora più bello." Mi sarei presa a schiaffi da sola per averlo pensato veramente.

"Si quella.. Penso o almeno credo." e sorrisi un po' imbarazzata.

"Ci sarò anch'io." Disse deciso, senza perdersi in discorsi vari come invece faceva la sottoscritta. "Ci vedremo la allora. Ah, come ti chiami?" e sorrise dolcemente fissandomi diritto negli occhi.

Io mi stavo sciogliendo. "Beatriz... tu?" e ricambiai il sorriso, un po' a spastica ma non riuscivo a contenermi più.

Rise, di nuovo, ma questa volta più convinto. "Puoi chiamarmi Kimi, Beatriz." e rise ancora. "E' stato un piacere conoscerti. Spero proprio di poterti incontrare anche stasera."

"Anche io!" e sentii le mie guancie andare a fuoco. Ero stata forse troppo sfacciata?!

Mi sorrise e si alzò, passandomi una mano lungo le spalle mentre si allontanava. Kimi e l'alcohol erano una combinazione letale.

Chiamò i suoi amici con un cenno di mano e uscirono dal bar.

Io mi girai verso i miei amici. Sophia mi prese per le spalle e mi urlò in faccia quanto figo fosse quel figliolo e quanto volesse rimanere in Finlandia mentre i ragazzi mi fissavano un po' stupiti. Guardavano me, che ormai non capivo più nulla, e poi si guardavano tra di loro. Lorenzo prese parola e una volta staccata Sophie, ormai in adorazione, mi sussurrò in un orecchio: "Sai con chi hai parlato vero Bea?!".

Annuii e aggiunsi quasi scocciata da quella domanda "Ha detto che si chiama Kimi".

E Lore specificò: "Kimi Raikkonen, corre in Formula 1, campione del mondo nel 2007 con la Ferrari..".

Rimasi a bocca aperta, senti un peso cadermi sulle spalle e spingermi sempre più giù. "Giuro, non sapevo chi fosse!" balbettai, quasi vergognandomi.

Mi sentii triste di colpo. Sarei stata il suo trofeo di una notte?

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Parole: 1183

*shots a base di vodka, liquore alla nocciola e crema di cacao.

Edited by michelleraikkonen - 14/3/2013, 16:47
 
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michelleraikkonen
view post Posted on 14/3/2013, 17:00     +1   +1   -1




I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 2.




Era il sesto vestito che mi provavo. Il letto era scomparso sotto una catasta di panni tirati lì. Trovavo un difetto ad ogni cosa che mi mettevo anche se l'avevo sempre indossata senza problemi. Il vestito color salmone che comprai durante una giornata di shopping estremo con le amiche, quello blu smeraldo che mi regalò mamma e che pagò tantissimo, oppure il classicissimo tubino nero.. tutti buttati sopra il letto.

Mi accorsi di aver toccato il picco dello stress quando, cercando di slacciare il bottone dietro al vestito color panna che mi regalò Sophia per il compleanno, urlai dalla disperazione.

Sophia entrò nella camera con una faccia terrorizzata, nemmeno avesse visto la morte, e mi fissò per un po'.

"Esci sul terrazzo con me?" mi chiese senza battere ciglio e continuando ad avere quella faccia spaventata.. forse era stato il mio urlo. Annuii e presi il giacchetto.

...

"Cosa succede?" mi domandò con tono "a mamma" mentre accendeva una sigaretta.

"Nulla, nulla.. Me ne dai una?". Cercavo di cambiare discorso, la tensione si tagliava con un filo.

"Ma tu non fumi.." mi disse confusa e perplessa.

"Inizio adesso, stasera!"

"Ma non sei nemmeno buona..". Non le lasciai finire. "Imparerò, va bene? Allora me la dai o no?" le dissi scocciata e con le lacrime agli occhi.

Mi allungò una sigaretta senza protestare, ma ancora non capiva il perchè del mio nervosismo.

L'accesi, un po' impacciata, aspirai e poi tossi. Sentii l'aria mancare ai polmoni, la gola bruciare e la bocca sapeva di fumo. Che schifo. Come mai ho voluto una sigaretta?!

Sophie aveva un sorriso compiaciuto sulle labbra, il classico "te l'avevo detto.".

"Vuoi una mano a scegliere il vestito?". Era già alla fine della sua sigaretta mentre la mia era appena stata accesa.

"Si grazie." Aspettai che buttasse la sua sigaretta per buttare anche la mia ed entrammo.

...


"Questo vestito ti sta benissimo! Dio, sei così.. wow!!". Le parole di Lorenzo mi fecero piacere. Lui non è un tipo che fa tante moine, o gli piaci o non gli piaci, per questo sapevo che qualsiasi suo commento non sarebbe stato di parte, ma veritiero.

Era un tubino rivestito in pizzo bianco a maniche lunghe e con la schiena scoperta. L'abbronzatura metteva in risalto il vestito bianco che combaciava perfettamente con i miei capelli color cioccolato che illuminavano i miei grandi occhi verdi. Non mi piace lodarmi, non mi considero una grande bellezza, ma devo dire che mi sentivo veramente a mio agio, pronta a conquistare il mondo. E non è una cosa da tutti i giorni.

"Qualcuno mi presenta questa ragazza? Penso di essermi innamorato!" disse Marco ridendo.

"Aaah, evapora rompiballe!" e lo spinsi via ridendo.

...

Il taxi ci lasciò davanti all'ingresso della discoteca. Sentivo già la musica. La discoteca si trovava al di sotto del livello della strada. Un tunnel pieno di ragazzi che fumavano e bevevano ci condusse all'ingresso vero e proprio. Era un locale semplice: regnavano il nero e il viola e le superfici erano liscie, specchi ovunque. Al centro della stanza c'era il bar, sul fondo ad angolo con una parete c'era il "privè" con tavoli e divani, sul lato opposto il DJ.

Dopo un giro d'ispezione con Sophia iniziai a guardarmi intorno. Non sapevo se volevo davvero vederlo o se volevo soltanto evitarlo..

Eravamo dentro da un ora, i ragazzi erano già spariti da un po' e Sophia stava allegramente flirtando con un biondino poco lontano da me.

Presi un Long Island, giusto per tenermi occupata. Lo avevo assaggiato da Marco e sapeva soltanto di Coca Cola, quindi poteva andare bene anche per una come me.

Rimango appoggiata al bancone, ballicchiando da sola e guardandomi intorno, nemmeno stessero per farmi un agguato.

Passò un ragazzo che mi salutò. Un altro prima di lui aveva provato a parlarmi ma balbettai che non parlavo nè finlandese nè inglese.

Continuai a guardarmi intorno.

"Stai cercando qualcuno?" disse una voce dietro di me.

Mi voltai di scatto e vidi un ragazzo castano, con gli occhi verdi ed un sorriso bianchissimo. Sorrisi di riflesso a quel ragazzo che sembrava così dolce. Prima ancora che potessi rispondere, lui si stava già presentando stringendomi la mano.

"Il mio nome è Nicholas e.."

"..e lei è impegnata. Vattene." ed una mano mi prese per la vita e mi strinse a sè.

"S-scusa.." e scappò via.

Kimi era ancora lì, continuò a fissarlo a denti stretti finchè non sparì tra la folla. Ogni volta che Nicholas si girava, la mano di Kimi mi stringeva più forte a lui.

"Sei stato scortese!" lo rimproverai.

"Infatti non volevo essere carino.". Non capivo come riusciva a rimanere sempre calmo, a non scomporsi mai.

"Stavamo parlando, era un bel ragazzo!" lo provocai, involontariamente, ma Nicholas era davvero un bel ragazzo.

"Mi dava noia. Era l'ennesimo ragazzo ci provava con te. Ed io non voglio." e mise anche l'altra mano intorno alla mia vita.

Continuai a guardarlo tenendo il muso. Non mi piacciono le persone che spuntano dal nulla quando gli pare e piace e si fanno gli affari miei.

"Ti va di andare a fare un giro?" mi chiese dolcemente.

La mia mente iniziò a viaggiare. Sarei dovuta andare o no? Dirgli subito di si era da disperata?

"Hai bevuto? Non puoi guidare!" fu la prima scusa che mi passò per la testa.

Fece una mezza risatina, mi disse di non preoccuparmi e mi mise la sua felpa sulle spalle mentre con una mano mi indirizzava verso l'uscita.

...

Eravamo in auto da 20 minuti ed ero rilassatissima; forse anche troppo. Temevo di addormentarmi da un momento all'altro visto che Kimi non disse una parola per più della metà del viaggio, e io non gli chiesi nulla. Mi dissero i ragazzi che è un tipo riservato e non volevo essere troppo impertinente.

Appoggiai la schiena alla portiera e lo guardai. Guidava rilassato, con una mano sul volante e con il gomito
appoggiato al finestrino. La sua pelle chiara a contrasto con i tatuaggi scuri, le unghie mangiucchiate per non parlare del suo visto, della sagoma del suo naso e di quei capelli biondo scuro in ordine. Che si fosse preparato anche lui in occasione di questo nostro incontro?! No Bea, torna sul Pianeta Terra. Gli guardai le gambe, come premevano sulla frizione e sull'accelleratore, il modo in cui cambiava marcia. Stava guidando forte.

"Non hai avuto paura?" mi chiese ridendo.

"Di cosa?!"

"Giusto, eri troppo impegnata a fissarmi le gambe." e rise un po' imbarazzato anche lui.

"Scusa, non volevo.." mi scusai sprofondando nel sedile in pelle, comodissimo.

Parcheggiò, fuori da una baita.

"Vedi laggiù? E' dove ci siamo incontrati la prima volta. E là? Là c'è la discoteca." e indicò la discoteca che si intravedeva tra lepiante. Sentii la mia schiena contro il suo petto, e le sue braccia chiudersi strette davanti a me.

Fu l'abbraccio più protettivo e caldo che un ragazzo mi avesse mai dato. Mi ricordava quando papà di piccola mi dava "l'abbraccio-orso" stritolandomi tra le sue bracciona quando tornava da lavoro.

Lasciai cadere la mia testa sulla sua spalla, ero stanchissima. Sentivo il suo respiro sui miei capelli e un brivido mi percorse tutta la schiena.

"Non pretendo nulla da te, nè stasera nè domani. Voglio solo che tu sappia che sto bene con te, che vorrei stare con te. Sei una brava ragazza."

Il mio sorrisò però sparì in fretta e mi feci seria. Dovevo dirgli come la pensavo. Dovevo essere sincera, così come lo era stato lui. "Di solito non do tanta confidenza a persone che non conosco.. Faccio le cose per gradi. Che sia una notte o una vita lascio sempre a quella persona un pezzo di me. E' un mio principio. Scusa.." dissi stringendogli i bracci che continuavano a non abbandonarmi per paura che si potesse staccare e sparire.

Mi sorrise compiaciuto ed appoggiò il suo mento sulla mia testa; non era poi così tanto basso. "Era quello che volevo sentirmi dire. Quindi preferisci che ti ripoti in albergo o rimani comunque qua con me? Ti prometto che non farò nulla che tu non voglia." e mi prese per le mani, appoggiando la sua fronte sulla mia.

Mi riempii i polmoni d'aria.

"Rimango.." e mi baciò sulla fronte.

...

Il camino era acceso e le legna bruciavano scoppiettando. Mi portò al piano di sopra dove intravidi uno studio, un'altra stanza, camere e bagni.

"Tieni, spero ti stiano. Laggiù c'è un bagno se vuoi farti una doccia, io sarò in quest'altro." e mi diede un accappatoio, e a parte un reggiseno, delle mutande e un camicia da letto di seta bianca, quasi trasparente ricamata in pizzo. Doveva averla studiata bene questa mossa..

Mi lavai in fretta per farmi trovare da lui già a letto. Fissavo impaziente che la porta del suo bagno si aprisse.

Ad ogni rumore speravo fosse lui che usciva ma allo stesso tempo speravo la porta non si aprisse per paura della mia, e della sua, reazione. Sentii le farfalle nello stomaco mentre la chiave girava nella serratura. Aveva i capelli bagnati e arruffati, un asciugamano era legato alla vita. Non aveva il classico fisico scolpito da modello, ma era in forma. E che bella forma. Si accorse del mio sorriso.

"Direi che stanotte non sarà una sfida solo per me, ma per tutti e due.." disse ridendo andandosi a vestirsi.

...

Si sdraiò ancanto a me.

"Sei stanca?" chiese spostandomi una ciocca di capelli.

"Giusto un po'.." e appoggiai la mia testa sul suo petto. Mi abbracciò, e io abbracciai lui. Mi sentivo in colpa però, lui voleva di più. Anche io lo volevo, ma non ora, non così presto.

Lo sentii sussurrarmi dolcemente qualcosa in finlandese mentre continuava ad accarezzarmi i capelli.

Mi addormentai coccolata dall'uomo più bello che avessi mai incontrato.

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Parole: 1581

*il vestito voleva essere questo: musthavedress


Edited by michelleraikkonen - 17/3/2013, 11:28
 
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maili85
view post Posted on 15/3/2013, 11:28     +1   -1




Bella *________________* bravissima complimenti,soprattutto l'ultima parte,molto romantica.Continua continua :woot:
 
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KimIla
view post Posted on 15/3/2013, 16:37     +1   -1




Molto bella! Brava! ;) sono curiosa per il continuo :D
 
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michelleraikkonen
view post Posted on 15/3/2013, 19:37     +1   -1




Sono contenta vi piaccia, ecco a voi il continuo! :P

I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 3.




La luce del sole entrava dalla tenda color panna sulla grandissima finestra davanti al letto. Ho sempre amato questo tipo di finestre, non mi facevano sentire chiusa in una casa ma quasi all'aperto; mi davano un senso di libertà. Mi stiracchiai come sempre attenta a noi dare un colpo a Kimi. Sentivo che un buon giorno stava iniziando.

Mi girai dall'altra parte del letto, verso di lui, ma l'unica cosa che trovai fu un bigliettino scritto a mano, la grafia non era una delle più precise ed ordinate, devo ammetterlo, ed un vassoio con caffè, spremuta d'arancia, uova strapazzate, croissant e altra roba. "Ti ho preparato la colazione, spero ti piaccia. Scusa ma sono dovuto andare.. Kimi xx"..

Mi era passata la fame. Un crampo forte e deciso mi chiuse lo stomaco. Odio queste cose, odio gli assentismi dopo tante belle parole, le fanno sembrare così di circostanza, così poco vere. Mi sono anche sentita usata, ma non troppo. Ecco perchè non mi apro mai agli altri, perchè non riesco a far finta che cose da una notte e via non siano nulla. Sono sempre qualcosa! E magari adesso ci sarei stata ancora peggio.

Lasciai tutto li, non toccai nulla. Rifeci il letto, riluttante, ma mi soffermai dalla sua parte. Quel cuscino, quelle lenzuola. C'era lui, fino a non troppo tempo prima. Il suo odore era ancora forte, non doveva essersene andato da tanto. Ma non importa. Fatto sta che se ne era andato comunque.

Mi vestii con calma quasi a volerlo aspettare per urlargli contro come magari nemmeno sua mamma aveva mai fatto. Dopo una mezz'ora buona chiamai Marco. "Puoi venirmi a prendere? Sono in uno chalet a 30 minuti dal paese, da qua si vede bene il bar dove eravamo."

"Parli dello chalet sulla collina dietro al lago? Io da qua ne vedo uno" mi rispose cercando di capire dove ero.

"Sisi. Quello! Ti prego sbrigati.."

"È successo qualcosa vero?! Lo sapevo! Tranquilla arrivo subito." e riattaccò.

...

Aspettai seduta per terra fuori sulla strada, giocando con qualche sasso. Mi sentivo una bimba indifesa; aveva abbattuto le mie barriere, mi aveva fatto affezionare, usata e poi buttata via. Il freddo non mi dava fastidio, anche se indossavo ancora il vestito della sera prima e un cappotto, perchè ero fredda anche io, dentro. Mi stringevo le gambe al petto mentre pregavo che Marco arrivasse prima che i miei pensieri mi mangiassero viva.

Perché se n'era andato così in fretta? Erano solo le 9.20 quando mi sono svegliata. Non poteva svegliarmi per dirmi che doveva andare via? Forse era solo una scusa.Cosa avrò sbagliato?! Lui voleva fare sesso, io no, e allora non vuole più vedermi. Poteva almeno avere le palle di dirmelo in faccia.

Marco arrivò, preoccupato; stava guidando come un matto. Inchiodò appena mi vide seduta sul marciapiede.
Scese a corsa e mi porse una mano per aiutarci ad alzarmi e a salire in macchina. Finalmente tornavo al cado. Mi fissai le gambe per un po', erano rosse dal freddo, che anche se non sentivo c'era. Il mio sguardo tornò poi a quella casa.. Una lacrima scese dai miei occhi, rigandomi una guancia.

"Ehi ehi, che è successo? Ti prego non piangere! E come ci sei arrivata qua? È stato quello del bar vero? Quel pilota! Bastardo, se lo prendo gliela faccio pagare cara!". Non lo avevo mai visto così furioso. I suoi occhi non erano più verdi, erano marroni, e potevo vedere dalla sua mascella che era a denti stretti.

"Shh, portami a casa, poi ti dico tutto.." singhiozzai con il nodo alla gola.

Non dissi una parola per tutto il viaggio, anche quando arrivammo in albergo dai ragazzi non dissi nulla. Andai semplicemente a farmi una doccia calda, mi pettinai e feci finta che quello dell'altra sera fosse solo un bel sogno, e che come tale doveva finire. Volevo apparire il più tranquilla possibile, d'altronde ci rimanevano solo altri 5 giorni di vacanza.

5 GIORNI DI VACANZA. Poi non lo avrei più visto.

Mi sentii morire dentro. Ma sapevo, che in fondo, andava bene così.

Respirai profondamente una, due, tre volte. Piansi, di nuovo. È colpa mia, sono troppo stupida!

Uscii dal bagno facendo finta che non fosse successo nulla, ma non ci riuscivo. Il mio sorriso era falsissimo e lasciava trasparire un velo di malinconia. Marco non accennò a nulla di quanto era successo prima, e così feci io.

"Cosa facciamo oggi? Ho voglia di fare qualcosa." disse Lorenzo.

"Io non tanto. Ho un po' di mal di testa.. Vi dispiace se rimango qua a dormire?" dissi fingendo di non sentirmi bene.

"Si, non preoccuparti, se non ti senti bene stai qua." mi disse preoccupata Sophie. Mi dispiaceva mentirle ma spiegarle tutto sarebbe stato troppo lungo e doloroso adesso.

Sarebbero andati a Helsinki e non sarebbero tornati prima delle 6 del mattino visto che volevano fermarsi in discoteca, di nuovo. Un po' mi dispiaceva, volevo davvero visitarla, ma non ce la facevo proprio..Li salutai e tornai a letto.

...

La fame mi svegliò. Il mio stomaco mi stava implorando di dargli del cibo visto che erano le 7 e aver fatto colazione e pranzo non ce n'era nemmeno l'ombra. Cosa potevo fare?

Mi lavai velocemente, tirai su i capelli e mi vestii. Alle 7.30 ero già fuori dall'hotel. Dove potevo andare? Mi guardai attorno. Lo chalet dove mi aveva portato Kimi la sera prima era illuminato, chissà quale ragazza c'era ora, chissà se le stava raccontando le stesse cavolate che aveva raccontato a me. Questa storia mi stava divorando l'anima. Più ci pensavo più mi innervosivo e più camminavo. Ma dove stato andando? Dove ero finta?!

"Merda" pensai. Ero arrivata in un posto dove non ero mai stata. Non avevo la minima idea di dove ero e non era il massimo visto che non sapevo la lingua, non conoscevo nessuno e soprattutto ero da sola a quell'ora.
Mi guardai intorno, c'erano dei gruppi ragazzi e basta. Mi sentii come un topo in trappola. Avevo paura, tanta paura. Era uno di quei classici momenti in cui mi sarei lasciata cadere a terra in lacrime.

"Merda" dissi di nuovo tra i denti.

Mi feci coraggio, mi avvicinai ad un gruppo e chiesi se potevano aiutarmi. Uno di loro mi rispose che non parlavano in Inglese, ed era vero visto il pessimo modo in cui aveva formulato una semplicissima frase. Si guardarono tra di loro e si sorrisero, come fanno un gruppo di iene quando hanno trovato la loro preda. Ringraziai e mi allontanai il più in fretta possibile, senza voltarmi.

Chiesi la stessa cosa a due ragazzi più in la. Erano più grandi di quelli di prima, e sicuramente più maturi e fidati. Stavano bevendo una birra.

"Potete aiutarmi?" chiesi al più grande. Era un ragazzo sulla 30ina, biondo e con una faccia familiare. "Certo!" e fece un cenno al suo amico che prese subito il telefono e iniziò a parlare.

"Ma dovresti stare più attenta. Non è la zona adatta a una ragazza da sola a quest'ora. Quei ragazzi laggiù, non sono molto seri, erano con noi in quel bar prima, dei veri attacca brighe." aggiunse sorridendomi dolcemente.
L'altro ragazzo, nel frattempo, aveva finito la sua chiamata e disse qualcosa in finlandese al suo amico.

"Lo so, mi sono persa infatti. Cercavo un ristorante o un posto basta sia per mangiare qualcosa ma mi sono ritrovata qua. Voglio solo tornare in albergo." dissi impaurita.. Lo avevo già rivisto ma non riuscivo a capire dove.

"Quale sarebbe? Comunque il mio nome è Kaj." e mi porse la mano.

"Io sono Beatriz. L'albergo è quello vicino al parco, all'angolo con il fioraio. Il nome è impossibile da dire." Si misero a ridere, ma si bloccarono quando una macchina inchiodò dietro di me.

Mi girai di scatto. Avevo già rivisto quell'auto, un'Audi Q7 nero.. L'avevo visto la sera prima, c'ero salita la sera prima, era la macchina di..

"CAZZO!" esclamai vedendolo uscire dalla macchina. Mi girai e quei due se ne stavano già andando. Kimi mi stava venendo in contro con un giacchetto in mano, il terrore disegnato nei suoi occhi.

"Hei tutto bene? Mettiti questo, avrai freddo. Cos'è successo? Sali in macchina!" Per la prima volta stava parlando senza sosta, senza prendere fiato. Per la prima volta era lui che non riusciva a stare zitto.

Più si avvicinava più io indietreggiavo.

"Che succede?" mi chiese accigliato.

"Dimmelo tu." fu l'unica cosa che uscì dalla mia bocca.

"Ho visto che non hai fatto colazione stamani, forse non ti piaceva nulla. Non sono un cattivo cuoco, credimi. Domattina se mi dici cosa ti piace te lo preparo.." disse quasi a volersi giustificare.

"Per poi lasciarla sul letto insieme ad un biglietto?!" dissi ridendo a isterica.

Kimi guardava in basso, non mi guardava più in faccia. Mi pentii subito di avergli risposto così, di aver visto il male nel suo gesto. Ma che si posso fare, a pensar male non si sbaglia mai.

"Mi hanno chiamato e sono dovuto andare via, mi dispiace. Lo sai che sarei rimasto li con te. Credimi." e gli credevo.

Feci due passi verso Kimi, e lui fece quelli che mancavano. Mise la sua giacca sulle mie spalle e mi abbracciò cercando di scaldarmi.

"Mi dispiace." sussurrai affondando la mia testa sul suo petto. "E' tutto apposto, vieni.." e mi diresse alla macchina.

...

"Ti porto da me? O sei troppo arrabbiata per dimenticare tutto e per riprovarci?". Non tolse gli occhi dalla strada.

"Non lo so, cioè, puoi portarmi in albergo? I miei amici non sanno che sono uscita." balbettai. Suonava quasi come una scusa, ma non lo era.

"Certo, nessun problema." ma strinse il volante forte, troppo forte, per far credere davvero che non ci fosse alcun problema.

...

"Grazie mille." dissi scendendo.

"Posso almeno avere il tuo numero?" Non mi sembrava più lui. Era freddo e distaccato, quasi come me la mattina. Stasera avevo fatto una cazzata.

"Ovviamente." e gli lasciai il mio numero.

"Grazie, ehm, fai per bene. Ciao."

Rimasi come un'idiota sul bordo della strada a fissarlo mentre se ne andava. Quando vidi l'auto sparire dietro la curva decisi di salire. Raggiunta la camera mi misi davanti alla finestra fissando lo chalet, la in alto sulla collina.

Potevo vedere i fari della sua auto arrivare e poi spegnersi. Kimi era a casa, e il solo pensiero mi tranquillizzava.
Rimasi davanti a quella finestra, leggendo un libro e guardando casa sua. La luce in camera sua era accesa.

...

Vibrò il telefono sul comodino. Mi ero addormentata sulla poltrona mentre leggevo. Feci per alzarmi e la mia schiena schioccò. Finalmente capivo i mal di schiena di mia mamma quando la costringevo a dormire in camera mia perchè avevo paura che un mostro potesse uscire dal mio armadio.

Mi erano arrivati quattro messaggi da un numero che non avevo in rubrica.

Il primo mi fece sentire le farfalle nello stomaco. "Mi manchi. Kimi xx". Mi era arrivato alle 11 e mezzo, poco dopo che ero salita in camera.

Il secondo mi lasciò di stucco. "Io ho bisogno di te. Kimi xx" all'1 e 22.

"Sei la cosa più importante per me adesso. Kimi xx" alle 2 e 07.

L'ultimo mi spezzò il cuore. "Ti prego rispondimi. Ho bisogno di sapere che è tutto apposto, che nulla è cambiato, che vuoi stare ancora con me. Non ce la faccio più, ti prego. Kimi xx" 3 minuti fa, alle 2 e 57.

"Tutto bene? Bea xx." risposi il più in fretta che potevo.

"Ora che hai risposto si, ma mi sento di merda." mi sentii morire dentro. Poteva essere colpa mia? Mentre scrivevo il messaggio mi precipitai alla finestra: le luci erano ancora accese.

Cosa potevo fare per aiutarlo? Cancellai il messaggio e decisi di chiamarlo.

Mi rispose una voce ubriaca. "Beatriz.."

"Sentimi bene." non gli feci finire la frase. "Smetti di bere. Manchi anche a me e anche io ho bisogno di te, più di quanto tu possa avere o immaginare. Per favore, non posso sentirti così. Smettila di bere e non fare cazzate!" la mia voce era rotta dal pianto.

"Sono uno stronzo. Ti ho fatta piangere!!". Stava urlando.

"Non sto piangendo. Sto bene Kimi! E' che mi manchi." ci fu silenzio per un po'.

"Vieni, ti scongiuro." La sua voce sembrava quello di un bambino che prega la mamma per avere un gioco. Era una supplica la sua, ma non potevo andare.

"Non posso adesso, lo sai.. Ma domani possiamo cenare insieme se vuoi."

"Passo a prenderti alle 7."

"Perfetto, adesso vai a dormire.." dissi il più dolcemente possibile.

"Okay. Sei speciale sai.. e io sono fortunato. Grazie."

"Io sono la più fortunata qua" pensai.

"Ci vediamo domani, dormi bene.."

"Anche tu amore mio." e riattaccò. Continuai a fissare casa sua in lacrime. Le luci non si spegnevano ed erano già le 4 del mattino.

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Parole: 2090

Edited by michelleraikkonen - 17/3/2013, 11:35
 
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Bunna
view post Posted on 16/3/2013, 19:51     +1   -1




bella!!!Mi piace tanto...mi sono riconosciuta molto nella parte della macchina con Beatriz che gli fissa le gambe hahahaha feci la stessa cosa una volta XD
non vedo l'ora di leggere il seguito ;)
 
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michelleraikkonen
view post Posted on 17/3/2013, 12:19     +1   -1




Bellissima vittoria di Kimi oggi! Se la meritava proprio! :D
Sono contenta che vi piaccia quindi ecco a voi il nuovo capitolo.
Da adesso in poi sono tutti in fase di scrittura, quindi la pubblicazione sarà più lenta, per non parlare del fatto che sarò a Napoli da Mercoledì a Sabato e quindi vorrei avere pronti almeno altri due capitoli per poterli pubblicare uno Martedì sera e l'altro Sabato sul tardi appena torno :)
I consigli, pareri e suggerimenti sono sempre ben accetti, anche quelli negativi! :D


I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 4.




La peggior notte della mia vita. Ecco cosa è stata. Probabilmente nemmeno la notte prima dell'esame di matematica avevo dormito così male. Ogni 10 minuti qualcosa mi svegliava, e così è stato fino alle 2 del pomeriggio. Avevo un mal di testa allucinante; era come avere un martello pneumatico dentro la scatola cranica.

I ragazzi stavano ancora dormendo come bambini. Sembravano degli angioletti, ma se li annusavi ti ricredevi subito: puzzavano di alcohol e fumo da far schifo. Deduco che almeno loro si siano divertiti.

L'ora di pranzo era passata da un po' e io non sapevo cosa fare. Decisi di controllare il telefono, ma era un'azione che poteva rivolgersi contro di me. Per mia fortuna non c'era nulla di nuovo. Mi lasciai andare sul letto distrutta.

Il ricordo della sera prima non mi lasciava in piace. Continuavo a pensarci, e a ripensarci all'infinito; era un chiodo fisso nella mia testa. La voce di Kimi ubriaca era un chiodo fisso nella mia testa. Più ci pensavo e più mi ritornava paura. Perché l'ha fatto? Perché si è ubriacato? Perchè quei messaggi? Dio, stavo diventando pazza.

Aspettavo con ansia le 7, ma avevo paura di quello che avrei visto. Qualcosa non mi convinceva. Sarebbe stato sbronzo? Non l'avrei mai sopportato. Forse era meglio se la finivamo qui. Io mi sarei goduta i miei ultimi giorni di vacanza e poi ognuno sarebbe tornato alla sua vita di sempre.

Ma avevo solo altri 4 giorni per vederlo. Dovevo vederlo. Ma poi? Come sarebbe andata a finire? Dovevo smetterla di pensare. Penso sempre troppo.



Asciugai i capelli con il diffusore e lasciai che i ricci mi cadessero sulle spalle, misi un velo di mascara e mi sedetti davanti alla valigia.

Sophie era stata gentilissima e mi aveva messo a disposizione anche la sua roba nel caso volessi mettermi qualcosa di suo. Mi ero bloccata fissando la valigia quando la vibrazione del telefono mi riportò alla realtà.

"Sono qua sotto. Appena sei pronta vieni, non vedo l'ora. Kimi xx"

Erano le 6.30 PM, sarebbe dovuto arrivare tra mezz'ora. Avevo calcolato che forse sarebbe arrivato un po' in anticipo ma non pensavo così tanto.

Mi affacciai di corsa al balcone: la sua macchina era poco più distante dall'ingresso dell'hotel. Aveva acceso la luce dentro la macchina e si stava sistemando i capelli. Mi sentii come una bimba quando a Natale trova un regalo sotto all'albero. Lui era il mio regalo.
"Sono quasi pronta. Faccio prima che posso. Bea xo" e aspettai di vedere che leggesse il mio messaggio. Ero curiosa della reazione che aveva lui quando gli scrivevo. Sorrideva compiaciuto mentre lo leggeva e poi tornò subito ai suoi capelli.

Misi il primo paio di Jeans che trovai con una camicetta color bianco/panna e i miei caldissimi UGG.
Salutai tutti e scesi giù per le scale mentre mi mettevo il giacchetto e la sciarpa.
“Non cadere Bea, non proprio adesso.” mi ripetevo tra me e me mentre correvo giù.
Avevo troppa voglia di vederlo, non potevo perdere altro tempo.

"Hey, scusa se ti ho fatto preparare in fretta."

"Tranquillo, ero già pronta!" mento allacciando la cintura.

...

Il posto era un ristorante tranquillo, c'era poca gente ed era molto silenzioso. Kimi salutò due persone di mezz'età, parlarono un per un po'. Io intanto guardavo intorno a me. Era tipicamente finlandese, quasi tutto era in legno, su ogni mensola intorno alla sala c'erano almeno 5 bottiglie di alcolici: in fondo alla sala un camino con due divani riscaldava il locale.
"... Beatriz..."

"Cosa?!" pensai. Mi girai e tutti e tre mi stavano fissando. Come mai Kimi stava parlando di me? Sorrisi, non capendo una parola di quello che stavano dicendo.

"Bea, ti presento Otto e Iida. Sono i proprietari del ristorante e amici di famiglia."

"Piacere, Beatriz!" Cercavo di apparire il più carina, solare e gentile possibile.

"Che ragazza carina Kimi!" disse Iida facendolo arrossire.

"Vi abbiamo tenuto un posto speciale! È abbastanza riservato, almeno nessuno vi darà noia. Venite!"

Kimi mise una mano intorno alla mia vita facendomi segno di andare.
Il tavolo era isolato, vicino ad una grande vetrata che portava a un terrazzino. Si poteva vedere la Luna in mezzo agli alberi.

Kimi mi spostò la sedia e mi fece accomodare. “Che gentleman!” mi lasciai sfuggire sorridendogli.
“Lo so che mi credi un bastardo ma non è così..” disse avvicinandosi per darmi una bacio su una guancia.

Olga portò i menù senza smetterla di guardarci e sorridere contenta.

"Cara se preferisci qualcos'altro dimmi pure! Magari preferisci della pasta o una pizza, ci ha detto Kimi che si italiana e.."

"Prendiamo due pizze, io la solita!" cambia subito discorso Kimi.

"Io una margherita grazie!"

"Arrivano subito!" e sparisce ridendo. Forse ha toccato un tasto delicato.

"E quindi sapevano che saremo venuti?"

"Ho dovuto prenotare."

"Dicendo che sono italiana?" ero tanto divertita quanto lui imbarazzato.

"Possiamo cambiare discorso per favore?" mi chiese ridendo.

Continuo a fissarlo con un sorriso idiota sulla faccia. Lui si sdraia sulla sedia, ricambiando il mio sorriso idiota. Non ce la facevo più, dovevo farlo! Gli faccio la linguaccia e gli occhi storti, una delle mie facce più buffe in assoluto. Kimi scoppia in una grossa risata che io seguo.

"Come fai ad essere così.." ride talmente tanto che non riesce a finire la frase. "Così simpatica, buffa e.. e dolce?"

"Non lo so, mi è sempre piaciuto poter far ridere le persone. Mi fa stare bene."

Incrocia le mani sul petto e mi fissa soddisfatto. Evito il suo sguardo guardando fuori dalla finestra finché non sento riderlo di nuovo.

"Che succede?"

"Nulla nulla, ripensavo a prima." e continua a ridere.

"Mm.. Allora è grave la situazione! Ecco le vostre pizze ragazzi miei."

...

"Com'è la tua pizza? In Italia è meglio vero?"

"Si ma anche questa è davvero buona!" dissi buttando giù un boccone.

"Non me la ricordo più quella italiana. Un giorno dovrò tornare in Italia mi sa.."

Il mio cuore inizia a battere più forte. Ho quasi paura che mi possa uscire dal petto.
Gli sorrido, il mio cervello non riesce ad elaborare una frase di senso compiuto.
Da li in poi è stata una cena fatta di sguardi.

...

Salutiamo Otto e Iida e ce ne andiamo.

"Sono stati così carini Otto e sua moglie. Sono così bravi."

"Già." disse aprendomi la portiera.

"Ti hanno visto crescere loro? Ti hanno visto quando eri ancora carino e coccoloso?"

"Pare di si." Gli scappa una risatina.

"Sei sempre di così poche parole tu?"

"Si."

"Anche quando eri piccolo?!"
"No, parlavo ancora meno."

"Ah ottimo!"

"E tu parli sempre così tanto?"

Ci fu un'attimo di silenzio. Mi guardò per la prima volta da quando eravamo patiti.

"Scusa." rispondo secca.

"Non era una critica. Mi piace sentieri chiacchierare. Scusami.."

Dopo 10 minuti di silenzio rilassa la testa contro lo schienale e prende fiato.

"Ecco perché a volte non parlo tanto."

"È tutto apposto.."

"Ti porto da me a bere qualcosa. Non accetto un no come risposta."

"Allora va bene!"

...

Casa sua era proprio come me la ricordavo. Un profumo di pulito e di vaniglia di accoglieva appena entravi e il calore del camino ti faceva sentire a tuo agio.

Mi metto a sedere sul divano grigio davanti al camino e chiudo gli occhi. Quel calore, quel silenzio, quel profumo. Era tutto perfetto.

Quando apro gli occhi Kimi è dietro di me, la sua testa è accanto alla mia e un suo braccio è intorno a me, porgendomi una birra.

"Tieni." e mi bacia i capelli.

Si siede accanto a me e accende la tv.

...

La birra è finita e siamo entrambi sdraiati sul divano. Kimi fa zapping tra i canali. Io non capisco nulla di quello che dicono, so solo che Kimi era vicino a me, ed io volevo che lo fosse ancora di più.

Mi giro e metto la mia mano sul suo petto, la mia faccia sulla sua spalla.

Mi guarda negli occhi. Erano più belli stasera. Alzo la testa. I nostri nasi si sfiorano, posso sentire il suo respiro. Il mio cuore sta per esplodere, il mio cervello ha smesso di lavorare.
Appoggio le mie labbra sulle sue; sono fredde ma allo stesso momento calde.

Non ho risposta.

Per un momento sento di aver fatto una cazzata e rimango li, immobile. Poi Kimi si avvicina e mi bacia, più convinto di quanto fossi stata io prima.

Quella sera è stato mio, per la primissima vera volta, è stato solo mio e di nessun altro. Ed io ero sua; io sono sempre stata sua.

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Parole: 1346

Scusate per il finale così misero. Nella bozza che avevo preparato era più dettagliata e anche "piccante" ma ho preferito lasciargli la loro privacy. Se voi non volete lasciargli privacy ditemelo che non mi faccio problemi per la prossima volta, se ci sarà...
 
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KimIla
view post Posted on 17/3/2013, 17:27     +1   -1




bello bello bello complimenti :D continua presto mi raccomando, vogliamo tutto :P :P
 
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michelleraikkonen
view post Posted on 24/3/2013, 16:08     +1   -1




E' un po' più corto degli altri ma ho provato a scriverlo mentre ero a Napoli per non rimanere troppo indietro.
Ho deciso di provare a dare un titoletto pure ai capitoli adesso. *ooops* :)
Come sempre fatemi sapere cosa ne pensate!

I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 5. "Decisions, decisions.."



Scendo le scale ancora mezza addormentata. I piedi affondano nella moquette e una maglia della Lotus mi copre fin sotto il sedere. Arrivata all'ultimo gradino delle scale che portano dal secondo al primo piano, mi fermo e mi affaccio verso la cucina.

Era bellissimo anche se era solo in boxer e spettinato. C'era un disordine immondo su qualsiasi superficie disponibile. Fischiettando stava preparando la colazione. Il suo iPod sul tavolo passava una canzone dei Linkin Park. Non mi aveva sentita arrivare visto che imperterrito aveva continuato a preparare le omlette su omlette.

Piano piano, mentre lui è girato verso i fornelli, mi avvicino e lo abbraccio da dietro stringendogli le braccia. Le mie mani si posano sul suo petto e la mia testa affonda nella sua schiena. Gli sorrido mentre mi alza e mi posa a sedere sul bancone. Le sue labbra ritrovano le mia in un bacio dolcissimo. Sa di fumo, probabilmente aveva appena fumato. La sua lingua preme contro le mie labbra per passare.

"Dormito bene principessa?"

"Si, tu?"

"Benissimo!" e mi bacia di nuovo.

"La colazione è quasi pronta, omelette e uova. È un po' pesante lo so, ma tanto sono le 11.30 passate.."

"Come?! Devo chiamare Sophie! Torno subito!!" e cerco di scappare dal suo abbraccio ma Kimi continua a tenermi stretta e a baciarmi.

"Ti sta bruciando tutto cuoco distratto!"

"Merda!" e mi lascia immediatamente. Ne approfitto per correre in camera.

...

Il telefono squilla un po'..

"Divertita stanotte maialina?"

"Non sei divertente!" e scoppiamo a ridere entrambe.

"Adesso facciamo colazione, voi cosa fate oggi?" le chiedo.

"Andiamo alla pista di pattinaggio che c'è in centro, ti unisci a noi?"

"Certo! A che ore?"

"Alle 4 li davanti."

"Perfetto. A dopo!"
Riattacco e lancio il telefono sul letto. Mi fermo davanti allo specchio che è in camera di lato al letto e mi sistemo i capelli: sono un disastro.

Kimi intanto aveva apparecchiato. C'era succo d'arancia, caffe, omelette, uova, pancetta, di tutto!
"Ti sei dato da fare eh. Potevo aiutarti se mi svegliavi.."

"Tu sei in vacanza." mi ricorda facendomi accomodare.

Aveva ragione, ero in vacanza e presto sarei dovuta partire.

3 giorni. Oggi, domani e poi il pomeriggio successivo sarei partita per la mia calda Toscana. Preferivo il calore delle braccia di Kimi.

"Già, altri 3 giorni. 2 e mezzo per la precisione."

"Come scusa?!" Il caffè gli va di traverso e per poco non soffoca, era diventato tutto rosso e aveva gli occhi lucidi.

"Come cosa?"

"Così presto?" Sta disperatamente cercando di riprendere aria.

"Si.. Poi devo continuare i corsi all'università." Dissi prendendo un altro pezzo di omelette. Quando mi disse che non era una cattivo cuoco aveva ragione: era tutto buonissimo.

"Lingue?" mi chiede inforcando un po' di pancetta.

"Già."

"C'è un'università molto bella vicino a dove abito io in Svizzera durante l'anno. Potrei ospitarti. E poi avresti modo di fare l'università in inglese.". Apprezzo il suo gesto ma non posso, non posso lasciare la mia casa, i miei amici, la mia scuola e i miei docenti per cosa? Per un ragazzo appena conosciuto?

"In Svizzera le università sono care." è la prima cosa che mi viene in mente.

"Non è un problema.

"Per te magari, per me si."

"Posso aiutarti. Tutto purché tu venga in Svizzera".

"Kimi.."

"Non voglio perderti." mi interrompe.

"Non mi perderai."

"Io voglio stare con te sempre. Vorrei alzarmi e trovarti dall'altra parte del letto, averti ai box dopo un Gran Premio finito bene o male che sia, presentarti ai parenti. Voglio sempre stare con te. Non puoi andartene. Se te ne vai so che ti perderò. Prendi in considerazione quell'università."

"Va bene.." ma non so se l'avrei fatto.

...

"Bea sei scoordinata! Devo muovere i piedi cos..." Non riesce a finire la frase che Sophie è con il
sedere sul ghiaccio.

I nostri pantaloni sembrano appena usciti dalla lavatrice. Abbiamo passato più tempo sul ghiaccio che sui pattini. Era da tanto, troppo tempo che non pattinavo sul ghiaccio e ancora più tempo era passato dall'ultima volta che avevo riso e mi ero divertita così tanto.

Sophie stava inutilmente provando a rispiegarmi come muovere i piedi. I ragazzi si erano rifiutati di venire con noi ed erano andati in un bar.

“Io mi arrendo! Andiamo a mangiare qualcosa?” chiedo a Sophie provando a trattenere le risate.

“Ci sto! Siamo le uniche due imbranate che non sanno rimanere in equilibrio per nemmeno 2 secondi!”



“Allora con Kimi come va? Mi sembra un tipo apposto.” Ci eravamo appena sedute in un bar in centro, molto elegante e ben arredato.

“Lo è. E' dolce. Ma non mi fido, sai come sono fatta. Dopo tutto quello che mi ha raccontato Lorenzo, del divorzio, dei party, di tutte le ragazze che si fa.. Non so se è onesto o no.”

“Bea, tra 2 giorni non lo vedrai più..”

“Non sei d'aiuto.” e scoppio in lacrime.

“Scusami, intendevo dire che a quel punto vedrai se ci tiene o no. Non piangere ti prego!”

“Mi ha chiesto di andare in Svizzera da lui. Mi pagherebbe anche l'università pur di farmi partire.”

“COSA? E nonostante tutto tu sei indecisa?”

“Un po' si. Non voglio lasciare tutti voi per lui.”

“Pensaci bene su. E' una decisione tua, devi fare quello che ti fa stare bene, e se è lui che ti fa stare bene devi andare da lui. Anche solo per un paio di giorni per vedere come va!” Sophie era convincente quando voleva. Però aveva ragione, se perderlo mi faceva stare così male sarei dovuta scendere a compromessi. Lui era diventato il mio primo pensiero al mattino. Dovevo almeno provarci, forse i suoi sentimenti erano veri, non penso offra alloggio e pagare le tasse universitarie a tutte.

“Ci dormirò su. Te lo prometto.”

“Brava! Ordinerei qualcosa di forte per brindare a te che per una volta segui un mio consiglio!”

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Parole: 922
 
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KimIla
view post Posted on 25/3/2013, 15:04     +1   +1   -1




uhhhh sono sempre più curiosa di sapere come continuerà la loro storia!!! :D
 
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michelleraikkonen
view post Posted on 27/3/2013, 20:58     +1   +1   -1




HEEEEEEEEEEELP ! Ho il blocco dello scrittore! :O
 
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maili85
view post Posted on 18/4/2013, 15:11     +1   -1




Curiosa anche io *___________*

Oh mi dispiace per il blocco D:
 
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view post Posted on 23/4/2013, 08:17     +1   -1
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anche io, curiosa meeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee
 
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michelleraikkonen
view post Posted on 23/4/2013, 20:19     +1   -1




Mi scuso per l'assenza ma ho avuto un periodo di blocco totale. Spero che questo capitolo vi piaccia.
Più che altro mi interessa una cosa, che idea vi siete fatte di questa storia? :)

I'M NOT HERE BUT I'M NOT FAR.



Capitolo 6. "Memories.."



Tre aspirine. Tre aspirine e nonostante tutto nella testa continuavo ad avere un martello che non mi lasciava dormire. Non devo mai lasciare Sophie libera di fare quel che vuole, soprattutto se questo implica ubriacarci alla 7 di sera.

Quando il mal di testa mi lasciava un attimo di tregua rispondevo ai messaggi di Kimi, senza però dirgli quello che avevo fatto, non volevo mi prendesse per una ubriacona.



Il telefono squilla senza sosta. Cerco di nascondere la testa sotto al cuscino per non sentire quella musichina che mi perfora i timpani. Chi diavolo era da chiamarmi 32 volte in 10 minuti?!

“Pronto..” rispondo senza guardare chi fosse.

“Che bella voce.. Non si nota che hai passato la notte a bere.” replica una voce monotona, quella di Kimi. Riuscivo a percepire una smorfia sulla sua faccia.

“Non ho bevuto così tanto..”

“Giusto il minimo indispensabile per non ricordarti quello che hai fatto giusto?” Si stava proprio divertendo.

“Che cosa vuoi rompiscatole?”

“Voglio che tu prepari le valigie e ti faccia trovare sotto l'albergo tra mezz'ora.”

“Come prego?!”

“E' il tuo ultimo giorno qua no? Lo passi con me, e non voglio obbiezioni. Pranziamo insieme e usciamo. 30 minuti ricordatelo!”

E io come avrei fatto in 30 minuti a lavarmi, sistemarmi e preparare le valigie? Mi avrebbe aspettato, peggio per lui.



Mancavano solo 7 minuti e dovevo ancora truccarmi. Kimi non era ancora arrivato ma sapevo che non avrebbe tardato molto. Metto un velo di cipria, mascara e una matita color crema. Senza sosta sistemo i capelli che avevo asciugato in fretta senza dargli una piega precisa e che adesso erano mossi. Non sembravo più una che era in coma fino a 20 minuti prima.

Un motore si spenge sotto l'albergo. Lorenzo e gli altri ragazzi annunciano l'arrivo di “Sua Maestà Il Campione del Mondo Kimi Raikkonen” per poi iniziare a sbavare dietro la sua auto. Sophie, non curante di tutta la confusione nella stanza mi sistema la maglia.

“Sei bellissima. Ci vediamo all'aeroporto cucciola.” e mi abbraccia talmente stretta che a fatica respiravo. Era l'ultimo giorno qua. Il pomeriggio successivo sarei ripartita.

I miei pensieri vengono interrotti da qualcuno che bussava alla porta. Io e Sophie, ancora in bagno, ci guardavamo perplesse. Non poteva averlo fatto sul serio.
Sophie uscì prima di me, e io dietro di lei cercavo di nascondere il rossore sulle miei guance.

Era lì, in tutto il suo splendore. Stava stingendo la mano a Marco, sorridente e scherzoso. Appena mi vide lasciò la presa e si diresse verso di me.

“Sei stupenda.” mi sussurrò baciandomi sulla fronte.

“Anche tu.” Aveva una felpa bianca con le maniche tirate su. Devo ammettere che le sue mani, le braccia, i suoi tatuaggi mi eccitavano da morire.

Finito il giro di presentazione e qualche battuta tra ragazzi, Kimi prende le mie valigie e si fa largo verso la porta, salutando tutti sempre molto cortesemente.

Faccio un cenno hai ragazzi. “A domani!”

“Divertiti!” mi rispondono in coro.



“Sono simpatici, però quello con la maglia grigia non mi piace più di tanto. Troppo gasato.” Povero Lorenzo, proprio lui che voleva fare una buona impressione in tutti i modi!

“Già..”

“..e poi volevo sapere con che gente sta la mia bambina.” Il mio cuore smette di battere. Il mio cervello non riusciva più a mettere insieme parole. Ero la sua bambina.

“In effetti 11 anni non sono pochi. Forse sono troppi. Non dovrei uscire con gente così vecchia.”

Mi guarda per un po' compiaciuto. “Già, dovresti essere schifata ad uscire con me..” e mi bacia per poi riportare il suo sguardo alla strada davanti a noi.

“Dove andiamo?”

“Segreto. Tu non preoccuparti e goditi il viaggio.”



Dopo 10 minuti che eravamo partiti, Kimi mi lancia un fazzoletto di stoffa nero. Il mio sguardo, perplesso, passa da quel fazzoletto alla faccia divertita del finlandese.

“Bendati.” mi ordina ridendo non distogliendo gli occhi dalla strada.

“Scordatelo!”

“Non ho intenzione di violentarti o altre robe da maniaci, lo sai.. e anche se questa fosse la mia intenzione lo so che saresti accondiscendente.”

Montato penso mentre mi lancia un occhiata delle sue, una di quelle a cui non puoi scappare. Era disarmante il modo in cui riusciva a farmi fare cose che non volevo.
Fisso ancora il fazzoletto sulle mie gambe.

“Ad una condizione. Guidi piano e per bene.”

Scoppia in una sana risata che confermò ciò che stavo pensando: non lo avrebbe mai fatto.

“Vorresti dire che guido male? Guarda che ti scendo qua!” mi risponde mentre cerca di prendere anche fiato.

“Va bene, accosta.” provoco.

“Chiudi il becco e bendati, fifona!”

Poso il fazzoletto sugli occhi e lo lego dietro alla testa. Kimi doveva averci messo del profumo perchè profumava proprio come lui.

Non appena le mie mani tornano a posarsi sulle mie gambe, Kimi accelera di scatto. Il cuore mi sale in gola. Non ho mai amato l'alta velocità, ma se aggiungi il fatto che sono bendata, ignara di dove mi sta portando e con alla guida un pilota di Formula 1, lo scenario è quello perfetto per un attacco cardiaco. Le mie mani per riflesso cercano qualcosa a cui afferrarsi. Trovano una la portiera, l'altra il braccio di Kimi sul cambio. Lo stringo forte finchè sento il muscolo far male. Davanti ai miei occhi mi passa davanti la scena vissuta ormai tanti anni fa. Era sera, tornavo con mamma dalla casa di campagna di nonna quando un ubriaco dietro di noi ci tamponò, facendoci finire in un fosso a bordo strada. Avevo solo 8 anni e mi ricordo tutto come fosse successo solo ieri. Le mie mani allora trovarono solo il mio orsacchiotto. Fortunatamente ne usci indenne ma mia mamma si ruppe un braccio gettandosi su di me per proteggermi dalla portiera che altrimenti si sarebbe accartocciata addosso a me non appena avremmo toccato terra. Ricordo poi solo le sirene e i lunghi pianti fatti dopo.

“...Kimi...” sussurrò con il nodo alla gola e gli occhi lucidi.

Decelera vistosamente, sento la macchina scendere di giri mentre la sua mano lascia il cambio per prendere la mia.

“Che succede? Scusa, non volevo spaventarti. Tutto apposto?” La sua mano mi stringeva forte, il suo pollice mi accarezzava il dorso della mano.

“Si tranquillo.. Non mi piace andare forte, tutto qua. Ti sembrerà stupido ma..”

“Scusa, scusa, non sapevo, scusa..”

“Dai è tutto apposto!” sorrido, costringendo le lacrime e i brutti ricordi a tornare da dove erano venuti.

Mi bacia la mano, ma posso sentire il suo sguardo preoccupato studiarmi da capo a piedi.

Faccio un respiro profondo e chiedo del posto dove stiamo andando per cambiare discorso.


Abbiamo passato il pomeriggio in un paesino sperduto tra le montagne. Faceva freddissimo ma c'era Kimi a riscaldarmi con i suoi abbracci. Mi aveva portato qui perchè per lui era un posto speciale. Ci veniva sempre quando doveva schiarirsi le idee o quando aveva solo il bisogno di evadere dalla realtà. Era un paese tranquillo e Kimi mi è sembrato più rilassato quel pomeriggio, più il vero Kimi.
Volevo tu vedessi questo posto.. non so perchè ma volevo tu vedessi qualcosa di più vero che mi rispecchiarmi rispetto a Helsinki.” mi aveva confessato.



Entra nella baita e parcheggia accanto ad una VW Tiguan marrone scuro. Scende in fretta e prima che possa accorgermene mi apre la portiera e mi porge una mano per farmi scendere. Prende le mie valige, le porta all'ingresso e apre la porta per poi tornare da me.
Mi accompagna dentro, ripetendomi di tenere gli occhi chiusi. Un profumino di pasta avvolgeva il soggiorno.

“Apri.” mi disse Kimi.

Era davanti a me con un mazzo di rose rosse. Il suo sorriso, mezzo soddisfatto gli illuminava la faccia.

“Forse è ancora troppo presto ma non ho resistito.”

Mi getto tra le sue braccia non curante delle povere rose e lo bacio come se la mia vita dipendesse da questo.

“Sono bellissime.. grazie.”

“Mai quanto te.”



Cenammo in fretta ma ciò non mi impedì di lasciarmi sopraffare dai miei pensieri: la sua proposta di studiare in Svizzera, il rientro in Italia, la distanza..

“Scusi signorina, posso disturbarla?”

“Scusa, stavo.. pensando.”

“Conosco un modo che potrebbe farti smettere di pensare per un po'.. Proviamo?” e caricò su una spalla mirando dritto alla camera da letto.

Non avrei potuto passare un ultimo giorno migliore. Il problema però sarebbe venuto al mattino.

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Parole: 1339
 
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KimIla
view post Posted on 24/4/2013, 08:42     +1   -1




Uhhh bella bella!!! Mi ha preso un sacco questa storia!! Continua presto mi raccomando :D
 
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25 replies since 12/3/2013, 19:07   936 views
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