Kimi Räikkönen

Poker Face

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´ redbullholic
view post Posted on 18/10/2011, 22:05     +1   -1




AVVERTENZA: Le nostre fanfiction sono spunti di pura fantasia, NON hanno alcuna attinenza a fatti reali!

Questa è una one shot che ho iniziato ieri sera in occasione del compleanno di Kimi e che sono riuscita a finire solamente ora causa studio -.-
La ragazza è un mio personaggio pilota di F1, compagna di Seb in Red Bull. Spero vi piaccia :)

Poker Face
I giganteschi yacht ormeggiati lungo il circuito di Yas Marina riflettevano le loro mille luci sull’acqua, nera come la notte. La musica proveniente dal paddock in festa alle mie spalle faceva tremare il terreno. Mi faceva strano pensare che i responsabili di tutto quel caos erano gli uomini del mio team, e che io non ero là in mezzo a loro ascatenarmi come facevo di solito. Quella sera tutto mi sembrava strano, confuso. A cominciare dall’immagine della mia RB6 conficcata nelle barriere che non smetteva di tormentarmi. Mi sentivo come imprigionata in una bolla di sapone, lontana da tutto e da tutti. Non mi importava di niente, se non del fatto che quel pomeriggio avevo gettato via il titolo mondiale che avevo praticamente già in tasca. Avevo commesso un errore stupido, un errore che neanche i ragazzini che si sfidano sui kart avrebbero commesso. E non riuscivo a perdonarmelo. Non riuscivo a capacitarmi di aver perso il controllo in quel modo, di non essermi accontentata di quel quarto posto che mi avrebbe consentito di portarmi a casa il titolo, di aver voluto attaccare Lewis a tutti i costi per tirarlo giù dal podio.
Così mi ero rifugiata lì, sul molo, con le gambe a penzoloni sull’acqua scura a osservare la mia sagoma riflessa. Le luci del circuito illuminavano la scritta sulla maglietta che indossavo; sul tessuto nero campeggiava a caratteri cubitali colo oro il nome del mio compagno di squadra, Sebastian Vettel, vincitore del titolo piloti 2010. L’avevo indossata perché ero comunque contenta per lui, che sul podio non si era trattenuto ed era scoppiato a piangere come un bambino. Gli volevo davvero bene e lo consideravo un po’ il mio fratellino minore. Ma in quel momento quelle lettere bruciavano sulla mia pelle come se qualcuno le avesse marchiate a fuoco. Fino a poche ore prima immaginavo il mio nome su quelle magliette. Immaginavo che la festa che mi arrivava come un’eco lontano fosse per me. La realtà invece era che avevo gettato tutto al vento per un errore stupido.
Improvvisamente sentii dei passi alle mie spalle. Sussultai, ma non mi mossi né mi voltai. Chiunque fosse non mi avrebbe notata lì nel buio. Invece quei passi si avvicinavano sempre di più. Si fermarono a pochi centimetri da me, e avvertii una presenza alle mie spalle. Poi qualcuno si sedette accanto a me. Mi voltai e mi trovai faccia a faccia con Chris Horner, il mio capo, zuppo di Champagne dalla testa ai piedi.
-Mi sembrava mancasse qualcuno- esordì con un sorriso.
-Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria- mentii -Cinque minuti e torno-.
-Tutto bene?- mi chiese.
-Sì sì, forse ho esagerato un po’ con l’alcol- risposi.
-Non intendevo in quel senso. E poi, non hai toccato neanche un goccio d’alcol stasera-.
Beccata. Non ero mai stata brava a mentire, me lo dicevano tutti -Sto bene, anche nell’altro senso-.
-Sicura?-.
-Sicurissima- .
-Non devi piangerti addosso e ridurti così per quell’errore. Ci riproverai l’anno prossimo- ecco, mi si leggeva in faccia quando stavo dicendo una bugia.
-Chris, sto bene- ribadii, cercando di convincere anche me stessa.
Il mio capo mi diede una pacca sulla spalla -Allora, io torno dai ragazzi. Qui c’è una persona che vorrebbe parlarti- detto questo si alzò e sparì. Incuriosita dalle sue parole, mi girai e mi guardai intorno, proprio mentre dalla penombra emergeva la sagoma di un uomo che veniva verso di me. Lo riconobbi solamente quando il suo viso venne illuminato da una delle luci del circuito, e rimasi senza fiato. Non poteva essere lui.
Kimi Raikkonen si sedette dove poco prima era seduto Chris, e mi rivolse un sorriso a mezzabocca -Ciao- disse.
-Kimi!- il suo nome uscì dalla mia bocca come un suono soffocato. Era l’ultima persona che mi aspettavo di vedere. Non avevo sue notizie da un anno esatto, da quando aveva lasciato il mondo della Formula 1 senza lasciare traccia per addentrarsi in quello sconosciuto del Rally. Fino a quel momento lo avevo considerato il mio migliore amico. Poi era sparito senza dire niente a nessuno, me compresa, e mi ero sentita offesa. Non avevo mai capito il motivo di quel suo gesto. E ora era di nuovo lì, di fronte a me. Era molto cambiato dall’ultima volta che l’avevo visto: non c’era verso che si fosse deciso a dare almeno una spuntata a quella zazzera di riccioli biondi e mi sembrava più muscoloso. I suoi pettorali sembravano imprigionati nella maglietta nera con il nome di Sebastian, uguale alla mia. Forse per la prima volta non lo vidi con gli occhi della sua migliore amica, e mi ritrovai a pensare “Dio, quant’è bello”.
-Devo spiegarti un po’ di cose- la sua voce calda mi riportò alla realtà.
-Eh, direi- risposi, forse con troppa freddezza.
-Innanzi tutto, voglio chiederti scusa per essere sparito così nel nulla senza dirti niente- cominciò -Sono stato stupido, lo so. Ma c’è una ragione per cui mi sono comportato così-.
Pendevo letteralmente dalle sue labbra. Era il discorso più lungo che avesse mai fatto da quando lo conoscevo -E quale sarebbe?- mi sforzai di rimanere fredda e distaccata, per fargli capire quanto mi avesse ferita quel suo comportamento, ma non mi riuscì molto bene.
Kimi distolse lo sguardo dal mio viso e sembrò perdersi per un momento nel nero dell’acqua -Volevo dimenticarmi di te, Luna-.
Per poco non scivolai nell’acqua. Dimenticarsi di me?!
-Tu hai sempre detto che ero il tuo migliore amico. E a me faceva un piacere immenso. Ma per me non era la stessa cosa. Luna, tu mi piacevi. Mi piacevi e mi piaci ancora adesso-.
Mi ci volle un po’ per collegare tutte quelle parole. Io gli piacevo. Ero più di un’amica per lui. Il mio cuore fece una capriola -E… perché avresti voluto dimenticarmi?- domandai, con la bocca asciutta.
-Ero sul punto di venire da te e confessarti tutto. Non ce la facevo più. Ma avevo paura di rovinarti la vita. Stavi con quel calciatore e…-.
In quel momento non riuscii a trattenermi e scoppiai a ridere -Kimi, ho lasciato quell’idiota qualche mese fa-.
-Lo so, me lo ha detto Horner- confessò -Ho parlato un po’ con la tua squadra prima di venire a cercarti-.
-Adesso tocca a me- cercai di tornare seria -Come mai sei qui? E soprattutto, quando sei arrivato?-.
-Sono arrivato poco prima dell’inizio della gara. E sul perché… beh, mi sembra ovvio che sono venuto per te-.
Mi sentii avvampare.
-Ho seguito tutta la stagione di Formula 1. Mi sono detto che non potevo mancare alla gara che avrebbe potuto consegnarti il titolo-.
-E invece non è stato così- dissi, con un velo di malinconia nella voce -Ho fatto una cazzata-.
Kimi allungò timidamente una mano verso il mio volto e mi accarezzò una guancia. A quel contatto un brivido di piacere mi percorse tutta la schiena. Mi appoggiai alla sua mano e chiusi gli occhi. Dio, se ne avevo bisogno.
In quel momento alle nostre spalle udimmo le note della canzone Poker Face. Immediatamente un ricordo si fece strada nella mia mente e scoppiai di nuovo in una risata.
-Che c’è?- Kimi mi guardò perplesso.
-La canzone. Ti ricordi? Ci siamo scatenati alla festa di fine stagione, l’anno scorso-.
Anche Kimi ricordò e sorrise -Eravamo ubriachi-.
Mi alzai e tesi la mano verso di lui -Mi concede questo ballo?-.
Kimi arrossì -Qui?-.
-E dove sennò? Avanti, l’anno scorso siamo crollati sul pavimento per quanto eravamo fradici. Mi devi ancora quel ballo-.
Dopo un attimo di esitazione, mi prese la mano e si alzò anche lui. Ci allontanammo un po’ dall’acqua, mentre lui mi stringeva titubante i fianchi. Io gli cinsi il collo con le braccia e iniziai a guidarlo, seguendo il ritmo della canzone. Dopo l’imbarazzo iniziale, sollevai lo sguardo e incontrai il suo. Mi persi in quegli occhi color ghiaccio e mi lasciai cullare dalle sue mani forti. Solo in quel momento mi resi conto di quanto mi era mancato.
Quando la canzone finì appoggiai la testa contro il suo petto -Mi sei mancato- sussurrai.
Kimi non disse niente e mi strinse più forte contro il suo corpo. Poco dopo sentii che una sua mano aveva lasciato il mio fianco e stava lentamente risalendo, esplorando delicatamente il mio corpo. Arrivò fino al mio viso e lo sollevò dolcemente. I nostri occhi si incontrarono di nuovo. Prima che me ne rendessi conto, la breve distanza tra i nostri visi si era annullata. Le sue labbra morbide si posarono sulle mie e mi regalarono un tenero bacio che mi fece correre un altro brivido di piacere lungo tutto il corpo. Infilai le mani tra i suoi riccioli biondi e questa volta fui io a baciarlo.
Improvvisamente il mondiale perso, l’errore da principiante, la delusione d’amore che ancora bruciava sparirono in un istante. Un’immensa felicità prese il loro posto. Era tanto che non ero così felice. Capii che quello che volevo era lui, era Kimi. Colui che avevo considerato il mio migliore amico, che avevo odiato per la sua scomparsa e che ora amavo e basta.

Fine.
 
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