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| Articolo trascritto dalla versione cartacea di Repubblica SABATO 18 FEBBRAIO 2012 _C' era una volta Ascari:Formula Uno senza italiani.Non accadeva da 40 anni. Trulli licenziato_ MARCO MENSURATI ROMA:Scende la notte sull'automobilismo sportivo italiano. Jarno Trulli divorzia dalla Lotus (adesso si chiama Caterham) e con lui si estingue la specie del "pilota tricolore" in Formula 1. Il piccolo capolavoro di inettitudine di un intero movimento si perfeziona ieri mattina, quando il pilota abruzzese e il suo ormai ex team decidono di rendere pubblica la notizia: da oggi in poi a guidare la Caterham sarà Vitaly Petrov, pilotino russo con più sponsor che talento. «Porterà nuovo entusiasmo», dice Tony Fernandes boss della squadra, un modo elegante di dire che porterà soldi freschi, indispensabili per sopravvivere; «a me va bene così», dice Trulli alludendo al fatto che continuare a correre per una scuderia senza risorse sarebbe stato più un problema che un'opportunità. A chi certamente non andrà bene è lo sport azzurro che proprio nell'anno in cui il Cio riconosce l'automobilismo come disciplina dai valori olimpici viene spazzato via dalla manifestazione di punta. Pochi giorni fa durante una conversazione avvenuta nel motorhome della Caterham a Jerez della Frontera, durante i primi test stagionali, era stato lo stesso Trulli a spiegare i motivi di una situazione tanto difficile per i colori italiani. Aveva parlato del "grande ostacolo" che rappresenta la Ferrari per i giovani piloti azzurri i quali sono costretti a crescere sapendo bene che per loro, quel volante, non sarà mai altro che un sogno, indipendentemente dal talento. E aveva parlato anche della miopia delle istituzioni che hanno trasformato il kart — le "giovanili" dell'auto-mobilismo — in una «categoria riservata ai figli dei milionari»: «Quando ho cominciato io, te la cavavi con quattro soldi e tanta passione — diceva — Adesso se non hai 20mila euro da buttare via appresso a un ragazzino di 12 anni, non puoi nemmeno cominciare a pensarci. Se a questo aggiungete la crisi e la difficoltà di trovare sponsorizzazioni anche piccole vi renderete conto che la situazione è disperata». La cosa peggiore, osservava ancora Trulli nel motorhome, è che proprio per questo duplice motivo oggi non c'è niente e nessuno all'orizzonte. Punto sul quale concorda anche Giancarlo Minardi titolare dell'ex scuderia di Formula 1. «Abbiamo piloti validi che purtroppo per i cambiamenti radicali della F.1 non trovano spazio.L'Europa sta perdendo terreno nei confronti della nazioni emergenti sia come circuiti sia come piloti.E' una lotta impari. E come mercato finanziario noi siamo tagliati fuori». In tutto questo nemmeno il comportamento della Ferrari aiuta. Al di là delle belle e sincere parole usate ieri dal team principal Stefano Domenicali per salutare Trulli, la scuderia di Maranello è da sempre impegnata in una politica volta a cercare principalmente all'estero i propri piloti, un po' per tradizione (cominciata da un antico diktat di Enzo Ferrari) e un po' per motivi politico-commerciali. La driver academy,la "primavera"delle Rosse varata due anni fa proprio da Domenicali,non ha cambiato di molto le cose e sin qui ha offerto le principali opportunità soprattutto ai piloti stanieri (il francese Jules Bianchi e il messicano Sergio Perez) lascaindo non moltissimo spazio ad altri.
UN GRAN PREMIO VINTO SU 252 L'abruzzese Jarno Trulli, 37 anni, dopo Patrese è il pilota italiano che ha disputato più gp (252) vincendone uno a Montecarlo nel 2004.
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